FABIO VOLO, SUL NOVE SARÒ ME STESSO

‘Untraditional’ dal 9 novembre, ‘in tv non si inventa più’

fabio voloFabio Volo fa satira sul mondo della tv e cerca un nuovo linguaggio nella sua prima serie, ‘Untraditional‘, in cui l’attore, sceneggiatore e produttore esecutivo interpreta se stesso. Nei nove episodi da 40 minuti l’uno – in onda ogni mercoledì sul Nove dal 9 novembre alle 21.15 – Volo prende spunto da comici come Larry David e Louis C.K. per giocare tra realtà e finzione con un umorismo sopra le righe e politicamente scorretto. “Il progetto è nato due anni fa come web series con episodi da 10 minuti – ha raccontato Volo presentando oggi a Milano la serie – Quando ho capito che serviva più spazio è nato l’accordo con Discovery, che mi dava libertà su un canale flessibile e contemporaneo come il Nove: mi sono concesso il lusso di fare una cosa come volevo, con i tempi che volevo, una serie che mi piacerebbe guardare”. Nei 9 episodi autoconclusivi girati in 4 mesi fra Milano, New York e Brescia si inseguono 4 storie orizzontali che percorrono tutta la serie, dal fittizio deterioramento dei rapporti con la compagna Johanna (che recita nella parte di se stessa) al tentativo di vendere a Sky, Rai e Mediaset una sua nuova serie ambientata a New York. A questi tratti metanarrativi si aggiunge la partecipazione di decine di personalità celebri che recitano nella parte di loro stessi, come Vasco Rossi, Maria De Filippi, Fabio Fazio, Roberto Saviano, Giuliano Sangiorgi, Luca e Paolo, Massimo Boldi, fino a Quentin Tarantino.
E tranne Paola Iezzi che interpreta una ex divenuta stalker, o alcuni personaggi di finzione come l’agente Raimondo interpretato da un amico di Volo che di mestiere vende stereo, tutti i protagonisti di cameo si sono prestati a un gioco sul filo dell’improvvisazione, tra verità e fiction: “I dialoghi sono scritti e dentro le persone ho inserito un personaggio d’invenzione, ma sul set ho lasciato libertà”. Il risultato è una serie dai tratti non canonici e vicina al genere del mockumentary, il finto documentario: “Ho cercato un respiro cinematografico, senza ritmi serrati: è una rottura con un certo sistema televisivo, ha un’altra grammatica”. Pure nel Fabio Volo della finzione, l’attore e autore trova però una verità di fondo: “Il mio personaggio è un Fantozzi che incassa colpi dall’inizio alla fine: quando arrivai a Milano mi sentii così e dovetti esibire spavalderia per sopravvivere, ma quello è più vero del Fabio di allora”. E in fondo ai diversi livelli di lettura c’è un messaggio: “L’obiettivo è raccontare questo Paese meraviglioso dove se uno ha un sogno da realizzare non è vero che ti dicono di no: peggio, ti dicono di sì ma poi non si fa niente, è come un’Itaca dei progetti. Ormai le aziende creative sono in mano ai manager per cui conta non andare mai in perdita, c’è un muro di gomma anche nella tv: non si inventano più programmi innovativi, e laureati in economia vengono a spiegarti cosa fa ridere”. E mentre Volo rivela di avere già in mente una seconda stagione, Discovery si dice orgogliosa della sua prima produzione italiana non factual: “In America ci hanno fatto i complimenti per la qualità di scrittura all’altezza della loro tv: mi sono commossa”, racconta Laura Carafoli, vicepresidente content and programming del network. Prima della messa in onda, il primo episodio ‘Come un fiume senza pesci’ sarà disponibile già domani in streaming su Dplay.

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