Bruchi riparte con «Restart»: la parola all’economia

Annalisa Bruchi alla possibilità di ripartire, dopo la pandemia, crede davvero. Non è un caso se ha scelto di chiamare il suo nuovo programma, in onda da oggi su Rai2, in seconda serata, «Restart». «Oggi l’economia è se possibile ancora più centrale — spiega —. Sono positiva riguardo al futuro ma la politica adesso non può proprio sbagliare. Deve gestire al meglio i soldi che arrivano dall’Europa: serve un vero rilancio». Il tema appassiona la giornalista: «Per me è un ritorno all’economia, uno dei miei cavalli di battaglia. Il mio obiettivo resta quello di parlare di cose complicate con un linguaggio semplice. Bisogna far capire alla gente,perché sia i temi di macro che di micro economia si traducono nei soldi che effettivamente restano in tasca alle persone». Per essere efficaci non servono paroloni, «anche perché spesso chi li usa mi dà l’idea non abbia capito realmente, fino in fondo, quello di cui parla. Il mio intento è spiegare e farci capire: purtroppo l’educazione finanziaria non è mai stata studiata a scuola e da cittadini ci ritroviamo spesso senza strumenti».

Un compito che la inorgoglisce, così come la sua squadra quasi tutta al femminile: «Un lato, questo, che mi rende molto felice come il fatto che sia un gruppo di lavoro interno alla Rai. Credo molto nel servizio pubblico e vedo la nostra come una missione importante». Per compierla al meglio, Bruchi ha voluto con lei persone di cui ha grande stima: «Tra gli altri Alessandro Sortino che ho apprezzato moltissimo in passato e con cui sono felice di lavorare ora, poi il professor Carlo D’Ippoliti dell’Università La Sapienza e Aldo Cazzullo: ogni settimana scriverà una lettera a un potente della Terra a cui rivolgerà domande, solleverà temi… potrebbero arrivare delle risposte». Tra i temi centrali di questa stagione, «ci sarà il lavoro, perché senza non c’è dignità e nemmeno ripresa. Il lavoro sta cambiando e proprio quando tutto viene rimesso in discussione diventa importante spiegare quali saranno i lavori del futuro». Gli spunti non mancano così come l’entusiasmo: «Non sarà un programma urlato ma dove si discute e in cui possono coesistere opinioni anche diverse». Ma diventare un riferimento in questa materia, da donna, è più difficile? «Certo, una donna fa sempre più fatica. Ricordo ancora quando un super manager, colpito per l’intervista che gli avevo fatto, alla fine mi chiese chi era l’autore che me l’aveva scritta. Gli ho risposto che ero stata io e che non l’avevo trovata sotto il cuscino. C’è tanto da fare, ma parleremo anche di questo».

Chiara Maffioletti, corriere.it

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