ALPINISTI CONTRO LA BALIVO: «IL REALITY MONTE BIANCO È UNA PURA FOLLIA»

caterina-balivo-detto-fatto(Tiberia De Matteis, for sale Il Tempo)«Per gli alpinisti la felicità non sta tanto nella vetta quanto nella scalata. Altrimenti prenderebbero l’elicottero» scriveva Luciano De Crescenzo, buy cialis nel libro «I pensieri di Bellavista» ed è forse per esibire al grande pubblico l’entusiasmo di un ambito approdo montano che si è pensato a un reality, advice in onda nel prossimo autunno su Rai2 e condotto da Caterina Balivo, in cui sette vip si sfidano con l’obiettivo di conquistare addirittura il Monte Bianco, accompagnati e istruiti da sette guide alpine valdostane professionali.
Le riprese sono terminate l’altro ieri, quando i concorrenti hanno raggiunto la vetta, con stretto riserbo sui nominativi dei protagonisti, fra cui potrebbero essere l’attrice di fiction Jane Alexander, l’ex calciatore Gianluca Zambrotta e il giornalista Filippo Facci. «Sono pronta con le scarpe da trekking, punto. Lo scoprirete su Raidue e valuterete», avrebbe dichiarato la graziosa Caterina prima di iniziare. «E già qui ci si rende conto dell’incompetenza della conduttrice televisiva intervistata, perché in quota si usano scarponi d’alta montagna e non scarpe da trekking!», ha commentato sarcastico il Cai (Club Alpino Italiano).
«Stiamo veramente rasentando la follia, perdendo il buon senso e il rispetto per la montagna», lamenta la nota della Commissione Interregionale Tutela Ambiente Montano Piemonte e Valle d’Aosta del Cai. «Dalle isole più sperdute ora si vuole portare in scena sul Monte Bianco le star per farne uno spettacolo televisivo? Non bastano i danni causati dall’errata informazione che i rotocalchi in edicola e i telegiornali danno sulla montagna chiamata erroneamente “assassina” ogni volta che accade una disgrazia, riprendendo spezzoni tenuti in archivio e che non documentano affatto realmente la disgrazia accaduta? Si dovrebbe usare la montagna per dare informazione e aiutarci a darla in maniera esaustiva con un occhio di riguardo al rispetto ambientale per salvare il salvabile e non per farne un ulteriore palcoscenico al fine di fare “audience” e dare spettacolo ai telespettatori che l’adrenalina la cercano solo comodamente stravaccati in poltrona?», aggiunge il Club Alpino Italiano.
Si contestano anche le guide coinvolte: «Ci pare azzardato che si prestino a condurre dei vip per permettere loro degli show in alta quota perché pur essendo un corpo professionale a disposizione di chi pratica l’alpinismo serio, mai si rovinerebbero l’immagine per condurre neofiti a giocherellare sui ghiacciai. Per questo vi consiglieremo di usare fotomontaggi o finti ghiacciai e lasciare la vera montagna dove si trova».
Così Reinhold Messner ne «La mia vita al limite» sintetizzava la sua esperienza: «Per me arrampicare era qualcosa di più che un’attività sportiva. Scalare una grande parete significava mettersi in gioco completamente, attratti da un mistero e costretti per qualche giorno a poter contare solo su se stessi». Un’esistenza interamente dedicata all’alpinismo come percorso fisico e spirituale che non ha nulla a che vedere con l’esibizionismo temporaneo, effimero quando non pericoloso di star appannate alla ricerca di nuova gloria. E se Erri De Luca dichiara in «Sulla traccia»: «Da quando scalo e arrampico, ho stima di tutte le creature che lo fanno meglio di me, dal ragno all’orango», c’è da temere una serie di tentativi di emulazione scriteriati in cui telespettatori impreparati e inesperti potrebbero cercare emozioni forti con danni lesivi e fatali.

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