BRITTI, UN ALBUM SULL’AMORE, MA NON CHIAMATELO “CONCEPT”

Esce In nome dell’amore – Vol.2, “osservo da angolazioni diverse”

Ogni promessa va mantenuta. E Alex Britti è tornato per mantenere la sua: pubblicare In nome dell’Amore – Vol. 2 (It.Pop, distribuzione A1 Entertainment), il disco che esce il 5 maggio e che è il naturale prosieguo del primo capitolo uscito a novembre 2015. Filo conduttore che lega i due dischi, sempre e comunque l’amore. “Sì, l’amore, la benzina che manda avanti il mondo dalla notte dei tempi, che ci fa alzare la mattina – racconta all’ANSA il cantautore e musicista romano, togliendosi occhiali scuri e cappellino calcato sulla testa per sfuggire all’assalto dei selfie-addicted -. Ma se nel primo disco avevo una visione più cupa, più riflessiva, anche più drammatica in certi brani, questo è una versione più solare. E’ un disco rock’n’roll, allegro, pieno di atmosfere energiche e positive”. Guai però a suggerirgli il termine concept album, tanto di moda negli ultimi tempi. “No, no. Per carità – si schernisce, sorridendo -. Già è difficile parlare di album, figuriamoci di concept. E poi per me i concept sono quelli degli anni Settanta.
In questo momento definire così un lavoro è solo ruffianeria.
Oggi come oggi che non esiste neanche più l’album: ci sono le canzoni, scaricate singolarmente per la creazione di playlist personali. Il mio è ‘solo’ un disco a tema, nel quale ho osservato lo stesso ‘oggetto’ da due angolazioni diverse”. Il resto vuole che siano le sue canzoni a dirlo, “perché i dischi non si raccontano, si ascoltano”. La linea di congiunzione tra primo e secondo capitolo, non sta solo nel tema, ma anche a livello a livello musicale, con la presenza di tanta elettronica, di incursioni nel blues, nel jazz, nel rock’n’roll nei 7 brani della tracklist. “Tranne una parentesi di una decina di anni fa, sono sempre stato molto elettronico. Ma l’elettronica è solo un mezzo, uno strumento, l’importante è quello che hai da dire”, aggiunge con quell’aria un po’ così, da cattivo ragazzo dall’animo romantico con la passione per i fornelli, che prima di arrivare all’intervista nel primo pomeriggio ha già messo in cantiere la cena per la sera. Una passione che lo ha portato nell’ultima stagione, nonostante la sua certa ritrosia per la tv, a far parte del cast di Masterchef Celebrity. “Ho accettato perché mi piace cucinare, ma non parteciperei mai a un reality. In televisione ormai vedo solo personaggi, bluff, e pochi artisti. Morgan? Anche di lui si parla per il personaggio e non per la sua musica. C’è tanta confusione, in tutto. Si confonde l’informazione con le bufale sui social, il buon cibo con il fast food, l’arte con lo spettacolo”.
Di politica, però, non vuol sentir parlare. “La lascio fare a chi sa farla, io di mestiere faccio il musicista e non mi va di essere strumentalizzato. Ho partecipato 6-7 volte al Concertone del Primo Maggio e non ho mai pronunciato una frase a slogan.
Trovo ruffiani i cantanti che hanno sempre qualcosa da dire, dagli anni Settanta. E sono ancora lì a fare le Feste dell’Unità. Se volete fare i politici, smettete di fare i cantanti, gli attori e fate solo quello”.
Niente vacanze all’orizzonte, ma un’estate di live, con un doppio appuntamento particolare a Roma, il 31 luglio e il 1 agosto alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica. “Saremo io e Max Gazzè “In missione per conto di Dio”. Cosa faremo? Ancora non lo sappiamo: tante canzoni mie e sue e forse anche di altri.
Siamo bravi e non c’è bisogno di metterci tanto d’accordo. La mia chitarra, il suo basso, ottimi musicisti alle spalle e belle canzoni dovrebbero bastare”.

ANSA

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