Teledurruti compie venticinque anni

(di Tiziano Rapanà) Venticinque anni e come passa il tempo. Da Teleambiente a Youtube, questo è il percorso della tv – un tempo monolocale – di Fulvio Abbate. Teledurruti ossia il luogo morale dell’intelligenza di uno scrittore, artista, fantasista della parola nonché Officier de l’Ordre des Arts et des lettres. Tutto il resto è paccottiglia, giusto per usare un termine a lui noto. Qui lo scrittore si diverte a fare reportage, invettive, primordio di idee cinematografiche, momenti di alta – e quindi di altra – ironia. Lo scrittore si è fatta la sua casetta e ci fa entrare tutti, netturbini compresi. Non è, beato lui, preso da smanie di successo. Dice quello che pensa con il rischio di inimicarsi il mondo intero. Eccolo quindi questo principe di sé stesso a voler raccontare un’idea delle cose che risplende nella più piena alterità dell’autore. Non è solo in quest’avventura, sono tanti i suoi sodali: su tutti, Bobo Craxi e Dario Evola. E non si contano le svariate partecipazioni straordinarie: Flavio Giurato, Marina La Rosa, Franco Califano, Pippo Baudo e Paolo Cirino Pomicino. Teledurruti compie i suoi primi venticinque anni di vita ed è ingiusto limitarsi a definirla piccola tv d’autore: è un esperimento in perenne movimento che si fa, via via, sempre più inclassificabile. Lontano dagli schemi e dal pensiero apodittico, che ha rotto le scatole. Teledurruti, eccola!, è ancora una fiera arcinemica del cazzeggio e della superficialità del discorso pubblico. Tanti auguri a questa splendida creatura indefinita.

tiziano.rp@gmail.com

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