“Whiskey Cavalier”, la serie tv dove anche le spie piangono

L’avventura comincia con una sparatoria tra steli e statue del Père Lachaise, il cimitero parigino dei morti famosi. Per poi proseguire con un inseguimento lungosenna. In ballo c’è una fiala dal liquido killer. In ballo c’è la salvezza del mondo. Scott Foley, il bel Jake Ballard che in “Scandal” contese al Presidente Grant l’amore di Olivia Pope (e da molte fan a quello fu preferito), è l’uomo che deve recuperarla. Efficace e professionale. Poi però, quando il cattivo è abbattuto, si asciuga le lacrime. Anche le spie piangono. Whiskey Cavalier è agente semisegreto dal cuore esulcerato da pene d’amore: vede film romantici e piange; coppie in amore e si commuove; la fidanzata che l’ha lasciato e si scioglie di dolore. Già questo un particolare che rende quanto meno insolita la serie che da lui prende il nome. James Bond, Jason Burne, Ethan Hunt e compagnia: quale donna mai ha osato lasciati? E comunque per chi mai i loro occhi si sarebbero non dico inumiditi ma anche solo riempiti di tristezza? Al più incavolati neri e vendicativi

Whiskey (è nome in codice) si commuove e intenerisce come una ragazzina, ma è anche – schizofrenico, bipolare? – macchina da guerra con il tallone d’Achille delle belle donne e dell’empatia, protagonista di rocambolesche imprese “around the world” (il terzo episodio «When In Rome» è ambientato nella capitale) per il salvataggio dell’ordine mondiale in nome del Fbi. Membro di un team interforze Fbi/Cia/Nsa, per giusto contrappasso la sua partner Fiery Tribune (Lauren Cohan di «The Walking Dead»), della Cia, è il classico bel visino dolce ma senza cuore. Si gioca sugli stereotipi ma con leggerezza e ironia: il capo ambiguo (Dylan Walsh, «Nip/Tuck»), il genietto afroamericano logorroico (Tyler James Williams, «Tutti odiano Chris»), il miglior amico e collega con peccatucci da nascondere (Josh Hopkins, «Cougar Town»), la capa risoluta e risolutiva (Ana Ortiz, «Ugly Betty»). Ma d’altronde tra gli ideatori e produttori a imprimere il tono comedy gente che proviene e ha realizzato serie come «Scrubs» e «Cougar Town».

In onda da questa sera 7marzo, in prime time, su Mediaset Premium Crime, day & date con gli Usa (lo programma ABC che, per meglio lanciare una produzione su cui punta molto, ne ha trasmesso il pilot subito dopo gli Oscar), «Whiskey Cavalier» ha il sapore giocoso e disimpegnato da commedia gialla anni 60, «Intrigo internazionale» e «Sciarada», per citare illustrissimi precedenti cinematografici, ma anche lo 007 dei primi film: avventura e ironia, e un tocco rosa, con le tradizionali scaramucce maschio/femmina raddoppiate da quelle tra agenzie.

Le spy stories seriali in genere non sono così. Non lo è, per esempio, «Hanna», serie tratta dall’omonimo film del 2011, dal 20 marzo in streaming su Amazon: cupissima, quasi disperata con la piccola e fragile (in apparenza) Esme Creed-Miles, addestrata fin dall’infanzia alle arti marziali e alla sopravvivenza assoluta dal padre Joel Kinnaman e braccata dalla corrotta agente Cia Mireille Enos (si è riformata, seppure con altre colorazioni, la squadra vincente del serial «The Killing»). I primi due episodi sono stati mostrati durante la Berlinale: tra film d’arte e cultura, non hanno sfigurato.

Forse per via del riaccendersi della guerra fredda, le spy stories stanno conoscendo un forte rilancio. La stagione è stata aperta dalla chiusura di due fortunate e celebrate serie, «The Americans» e «Homeland» (l’ottava e ultima, ambientata in Afghanistan, è in preparazione). Ed è poi proseguita con il ritorno di «Jack Ryan», una serie di impianto molto classico però molto ben realizzata. Il personaggio protagonista della saga romanzesca creata da Tom Clancy, che al cinema ha avuto vari interpreti (Harrison Ford, Alec Baldwin, Chris Pine, ben Affleck), per la sua prima volta in tv (su Amazon) ha scelto il volto a tratti buffo di John Krasinski. Parecchio cambiato e soprattutto ringiovanito Ryan rispetto a come lo abbiamo conosciuto: analista della Cia ma ex operativo, ferito in combattimento e per questo passato “alle scartoffie”, studioso ma nel profondo uomo d’azione, che è un po’ ribaltarne il carattere originario di uomo da retrovie trascinato suo malgrado sul campo.

Dopo una prima stagione mediorientale alle prese con il terrorismo jihadista, la seconda dovrebbe essere ambientata tra Europa (Jack nel finale viene invitato a seguirlo a Mosca dal suo mentore) e America Latina, per combattere le forze che stanno minando un declinante regime democratico di quell’area. Atteso per fine 2019, Amazon ha appena annunciato che una terza stagione è già in preparazione. Cbs conta molto per l’anno prossimo su «Surveillance»: protagonista Sophia Bush di «Chicago P.D.», nel ruolo del capo della comunicazione della Nsa (ruolo insolito), combattuta tra segreti di Stato e segreti personali. Come regista del pilot è stata ingaggiata Patricia Riggen, che arriva proprio da «Jack Ryan», e del cast fanno parte anche Matthew Modine, Catalina Sandino Moreno, Allen Leech e Dennys Haysbert: insomma un discreto gotha televisivo.

Sul fronte britannico Bbc e Nbc International si sono alleate per realizzare «The Capture»: protagonisti Famke Janssen e Ron Perlman, mette sotto accusa l’uso delle telecamere di sorveglianza: le registrazioni sono manipolabili, e per mezzo loro un uomo è (forse) ingiustamente accusato di un delitto: vittima di un complotto? Sempre Bbc con Amc sta lavorando in gran segreto alla realizzazione del seguito di «The Night Manager». Blindatissima la produzione, si è però lasciato sfuggire qualche ammissione lo sceneggiatore Charles Cumming: «Le Carré ha dato la sua benedizione al progetto. Tutti gli sceneggiatori scelti per questo sequel hanno giurato il silenzio. Alcuni personaggi che il pubblico conosce e ama torneranno, altri no. Le location saranno sontuose, la trama emozionante e tematicamente complessa».

Dalle spie per finta a quelle vere. La “spia per sempre” Damian Lewis («Homeland») ha da poco firmato una serie documentaria: prodotta dalla rete A+E UK del gruppo History, si intitola «Spy Wars» e racconta alcune dei più celebri vicende spionistiche degli ultimi decenni, coinvolgendo come testimoni veri ex agenti di Cia, MI6, Mossad, Stasi, Kgb. Otto gli episodi in preparazione, ma potrebbe continuare quasi all’infinito. Con le trame desunte dalla realtà spesso più fantasiose e fantastiche di quelle della finzione.

Adriana Marmiroli, La Stampa

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