Sanremo, Benigni: “Cantico dei Cantici” inno all’amore, anche fisico

Non solo noi, ma anche tutto il mondo della stampa ha raccontato lo straordinario monologo di Benigni a Sanremo. Un monologo che ha consacrato il successo della Kermesse. Ma in soldoni, Benigni di cosa ha parlato ieri. Ecco un brevissimo approfondimento su quanto detto dall’attore, che ha voluto fare un focus narrativo sul Cantico di Cantici. Per lui è la migliore canzone d’amore che sia mai stata scritta, “non c’è canzone più ardente, sinuosa”. Roberto Benigni celebra, declama, l’amore, anche carnale, al Festival di Sanremo e nella serata dei duetti propone la sua canzone, offre al pubblico dell’Ariston e a milioni di telespettatori parole ‘infuocate’ che nel Cantico dei Cantici celebrano senza con metafore di facilissima comprensione il desiderio fisico, l’amplesso, l’intreccio fisico, la “passione più potente degli inferi”.
Benigni ha spiegato che quel libro è “meraviglia dell’umanità, esalta l’amore fisico, che è il più semplice intreccio che esista al mondo, la vetta della poesia di tuti i tempi,la più bella canzone nella storia del’umanità, una vera canzone, dentro ci sono cose molto forti, erotismo, baci”. Ha detto anche che il Cantico “imbarazza, e nella Bibbia si sono inventate delle cose, dedicata alla femminilità”. C’è l’amore, non solo fisico, l’amore che è visto come frammento d’infinito, “e questo fa pausa, altro che le guerre”.
   Ma allora così è l’amore? “E’ un po’ l’infinito alla portata di noi, ognuno di noi è stato per un momento immortale. Siamo nati, è uno scherzo glorioso, e ci è stato fatto per l’amore  e per fare l’amore”. E qui l’ha sottolineato che “ne facciamo sempre poco, è solo un gran parlare, stringi stringi non è che si fa”. E invece “dovremmo farne di più”. Anzi, quasi a voler alleggerire la situazione, ecco aggiungere “io sarei proprio per farlo qui all’Ariston, mettersi qui e spogliarsi e fare l’amore, tuti diretti da Beppe Vessicchio, sarebbe una serata bellissima..”.
   Il Cantico dei Cantici “è il libro del desiderio”, che è diverso dal possesso, perché “il bisogno dopo si placa ma il desiderio no”. L’amore “è continua conquista, l’amore non è un mistero, è invece il luogo dove il mistero si dissolve”.
Ogni parola “è un diamante, chiunque l’abbia scritto lavorava per l’eternità, è come se un orafo della parola abbia costruito gemme e ci ha consegnato un diadema pronto ad essere indossato, ed è un dono”, e dopo 2400 anni ancora ci sono parole “di suprema bellezza” che sono un inno all’amore e possano risuonare “nelle nostre labbra e posarsi su di noi, sui nostri corpi, sulla nostra anima, nei nostri cuori”. La conclusione, dopo aver letto passaggi del Cantico dei Cantici che descrivono senza filtri – 2400 anni fa – l’intreccio molto fisico di un uomo e una donna, è che “le acque dell’abisso non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo. Chi darà tutta la sua vita per amore, la salverà e non la perderà”.

Torna in alto