Pizzorno debutta da solista. “Non solo evasione. Ma tranquilli, i Kasabian non si sciolgono”

THE S.L.P., ovvero Serge dei Kasabian, presenta l’omonimo album, in uscita il 30 agosto. Grande tifoso del Genoa e origini liguri, l’artista torna in Italia per un’unica data live: il 12 settembre a Milano. “Tifo Genoa. E nel calcio, come nella musica, servono soldi e puntare sui giovani”

Una volta i libri per torturare i poveri studenti con ripassi ed esercizi anche d’estate si chiamavano “le operose vacanze”. Si potrebbe definire così – e non solo per la stagione – anche The S.L.P, disco dal titolo criptico, ma neppure troppo dato che il suo autore è Serge (o Sergio, la questione è dibattuta) Lorenzo Pizzorno, ovvero il leader dei Kasabian. Che si è preso appunto una vacanza dalla band, “ma tranquilli, niente scioglimento, il gruppo continua a essere importante, e stiamo già lavorando al prossimo disco, ma sento che esiste anche qualcos’altro e non voglio più metterlo in secondo piano. E per un po’ volevo uscire dalla routine album-tour-album-tour”. Vacanza sul serio, dato che qui il sound tipico dei Kasabian, quel bel rock elettrico e psichedelico che richiama Oasis, Nirvana, Led Zeppelin e altra gente mica male, è assente anzichenò, cosa che potrebbe lasciare perplessi i tanti fan del gruppo: prevalgono hip hop, dance e funk, in mescolanze dalle dosi variabili. Forse un po’ spiazzante, per chi ama musiche più classicamente rock. Ma per ascoltarlo ci vorrà ancora tempo, dato che uscirà venerdì 30, ma nel frattempo ci si può fare un’idea col singolo Nobody else, già in circolazione, una ballad che poi punta addirittura verso la house: “Ho persino iniziato a imparare gli accordi jazz, è così importante riscoprire l’innocenza della sperimentazione e della spontaneità”.Quanto a questa, il 39enne Serge-Sergio non è secondo a nessuno, basti dire che si presenta ai giornalisti con i capelli sulla nuca tagliati come le macchie di un leopardo: imbarazzante per chiunque, ma non per lui, che comunque conserva genuinità inglese e simpatia italiana, viste le evidenti origini anagrafiche. Con tanto di tifo scatenato per il Genoa: “A Marassi non vado dall’ultimo derby, ma in realtà mi sto ancora riprendendo dalla salvezza acciuffata solo all’ultima giornata. Avremmo bisogno di un padrone con tanti soldi, e dovremmo produrre e valorizzare i giovani, qualcosa che servirebbe anche nella musica”. Lui il suo lo fa, visto che in S.L.P. appaiono due rapper 25enni, Little Simz in Favourites (dedicato alle identità virtuali sui siti di incontri) e slowthai, con la s minuscola, in Meanwhile… at the morning break, una delle tre canzoni che si intitola “meanwhile…”, che in inglese vuol dire “nel frattempo”: “Un po’ come le didascalie che si mettono nei fumetti per passare da una situazione all’altra. Mi piaceva sentirmi un po’ come se fossi Batman nella bat-caverna. E poi aiuta a far capire che questo è un mio autoritratto, un racconto di come sono ora e di come sono arrivato qui. La gente mi vede star in una band, ma io sono anche qualcuno di completamente diverso, e per questo ho voluto fare questo disco. Il titolo doveva essere proprio “meanwhile…”, per sottolineare la cosa. Poi ho pensato di renderlo ancora personale usando le mie iniziali”.Questi tre interludi spiegano un po’ anche il senso artistico del progetto e non solo quello umano: sono i tre brani nati prima, “dovevano essere la colonna sonora di un film, poi è saltato tutto, e sono restati nel computer, finché ho deciso di lavoraci sopra”. E l’aria cinematografica si nota anche in certi richiami a Morricone o nel modo nei testi, che sono tutte storie narrazioni di storie. Tipo The youngest Gary, “che parte da una stupidaggine che mi ha detto un amico, secondo cui nessuno viene più chiamato Gary in Inghilterra, quindi il più giovane con questo nome adesso ha 28 anni, e ho provato a immaginarmi questo ragazzo”, o Soldiers 00018, “che nasce da un viaggio in taxi dove l’autista era per la Brexit, spaventato e arrabbiato per il futuro della Gran Bretagna e io volevo cantargli che ero al suo opposto, ma rispondendo con l’amore e la compassione, non con l’odio”.C’è tanto qui dentro, insomma, forse troppo, e anche per questo impera comunque un certo minimalismo strumentale. Lo stesso che regnerà nei live. Unica data italiana il 12 settembre al Circolo Magnolia di Milano: “La scaletta devo ancora deciderla, ma di sicuro non ci sarà nulla dei Kasabian, questo è proprio un altro mondo. Per questo vorrei che fosse qualcosa in più di un concerto, un’esperienza umana e musicale, con un’energia grezza e un’euforia quasi da rave”.

Luigi Bolognini, repubblica.it

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