Nicola Maccanico: «Per salvare il cinema serve un modello flessibile»

Le sale chiuse, i set sospesi, i film in attesa, i ricavi pubblicitari in discesa. La pandemia ha bloccato il cinema, ma ha anche inchiodato 4 milioni di spettatori in più davanti alla tv ogni sera, portando la platea a 32 milioni. Il quadro della crisi dell’audiovisivo è complesso. «È vero che le persone sono a casa ma gli ascolti di Sky Cinema e le transazioni di Sky Primafila sono straordinarie. C’è tanta voglia di cinema, di serialità, speriamo di rimettere presto in moto la filiera della produzione. Ma sta a noi far sì che dalla crisi nasca un’opportunità». Nicola Maccanico è Executive Vice President Programming di Sky Italia e ceo di Vision Distribution, società di produzione e distribuzione cinematografica.

Come si trasforma una crisi in un’opportunità?
«Bisogna avere il coraggio di utilizzare questo periodo come laboratorio, senza strappi, in piena collaborazione con l’ecosistema produttivo e distributivo del nostro Paese. Far arrivare film freschi al pubblico — e non penso solo a Sky Primafila Premiere, ma a tutte le piattaforme — è una grande opportunità che va perseguita. Perché tiene vivo quel filo che lega gli appassionati di cinema e il prodotto nuovo. Questa è anche un’occasione per far evolvere i consumi digitali che non sono in contrasto con l’esperienza in sala, che è immersiva, speciale e ha una sua natura diversa».

Le sale erano già in crisi, questo stop può essere il colpo di grazia?
«Si parla di sale in crisi da quando nacque la televisione. Il fatto che fioriscano diversi modelli di sfruttamento dei film è un’opportunità. Una volta contavano di più i volumi, oggi sei chiamato in sala se hai qualcosa di particolarmente coinvolgente, è evidente che questo tipo di esperienza tornerà viva».

Avete acceso due canali Sky Cinema #IoRestoACasa con prime visioni (come «Parasite») e titoli da rivedere. Primafila permette di noleggiare i film più attesi che sarebbero dovuti uscire in sala. È questa la strada del futuro?
«Pur continuando a dare centralità al cinema come luogo fisico e di socialità, credo che il mondo nel quale arriveremo dopo il Covid-19 debba essere un mondo in cui c’è più flessibilità, un mondo nel quale ci sono film che andranno in sala e sono protetti, come sono sempre stati protetti, dagli sfruttamenti successivi, e magari altri film — di genere, con un target più ristretto, con caratteristiche diverse — che possono fare in sala un passaggio strategico ma poi sono destinati ad arrivare subito dopo sulle piattaforme».

Il modello che prevede che un film vada in sala e poi stia fermo per quattro mesi senza altri sfruttamenti è ormai obsoleto? 
«Bisogna superare i modelli statici: non dobbiamo sostituire un mondo con una regola rigida con un nuovo mondo in cui c’è una nuova regola altrettanto rigida. Bisogna trattare i prodotti in maniera diversa».

Netflix, Prime Video, Disney+: sul mercato ci sono nuovi competitor con abbonamenti più leggeri. Siete preoccupati?
«La nostra peculiarità è la diversità. Noi abbiamo contenuti esclusivi che nessuno ha: lo sport, il cinema, le serie, i contenuti factual, una varietà che non ha eguali. Abbiamo la miglior offerta di cinema che c’è nel nostro Paese, abbiamo Universal, avremo Warner, abbiamo accordi con tutti gli operatori italiani (Medusa, Vision, RaiCinema): 23 dei primi 25 film italiani del 2019 sono su Sky Cinema; 70 dei primi 77 film al box office italiano sono sulla nostra piattaforma».

Come rafforzerete la serialità?
«Gli investimenti fatti stanno dando i loro frutti, le serie saranno centrali, non solo con punte di diamante meravigliose come Gomorra, The Young e New Pope o Diavoli in onda in questo momento, ma aumenteremo i volumi mantenendo la nostra qualità e lavorando su prodotti piu popolari. Il primo che speriamo di girare presto è Totti».

Renato Franco, Corriere.it

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