Stefano Accorsi sbarca a teatro con uno spettacolo sui grandi italiani

L’attore è protagonista all’Ambra Jovinelli del progetto «Grandi italiani» che comprende due spettacoli: «Giocando con Orlando» e «Decamerone vizi, virtù, passioni»

«Teatro, cinema, televisione… ogni cosa nutre l’altra». Stefano Accorsi è protagonista sul grande schermo, in questi giorni con il nuovo film di Gabriele Muccino A casa tutti bene, sta lavorando a una nuova serie televisiva e adesso è anche in palcoscenico con Grandi Italiani, dal 13 marzo all’Ambra Jovinelli, progetto realizzato con Marco Baliani che riguarda due autori classici, Ariosto e Boccaccio: Giocando con Orlando e Decamerone vizi, virtù, passioni.

Il desiderio dell’amore

«La prima volta che recitai i versi dell’Orlando Furioso accadde al Louvre, e mi appassionai – racconta l’attore, qui impegnato in un assolo – Mi resi conto che era molto divertente leggere questo testo e così come io entravo in una sorta di immedesimazione, anche il pubblico faceva altrettanto». Accorsi veste i panni di un cavaliere e si cimenta con l’opera ariostesca cavalcando il tema oneroso dell’amore. «Dell’amore e delle sue declinazioni – avverte – Amore ideale, irreale, bramato, fantasmatico: il momento topico della narrazione è il desiderio dell’amore, piuttosto che il consumarlo. E la forma monologante dà luogo a una narrazione che non si interrompe mai: la mia presenza d’attore dà voce e corpo a una serie di personaggi che vengono evocati. Proprio come avviene nella lettura di un romanzo, il lettore-spettatore li può immaginare attraverso di me, dunque conto sulla capacità di fantasticare da parte del pubblico che viene ad assistere allo spettacolo». Di amore, ovviamente, si parla nel Decamerone, liberamente tratto dall’opera originale, con la drammaturgia di Maria Maglietta, regia di Baliani. In scena un carro-furgone, un teatro viaggiante in cui una compagnia di attori, un po’ sbrindellata, si prepara a mettere in scena il testo: il protagonista è affiancato da Silvia Ajelli, Salvatore Arena, Silvia Briozzo, Fonte Fantasia e Mariano Nieddu. «In questo caso – spiega Accorsi – le parole del Boccaccio si mescolano anche con le storie personali degli affannati interpreti».

«Le elezioni politiche? Vediamo cosa succede»

Teatro, cinema, televisione: in quale dei tre linguaggi Accorsi si sente maggiormente a proprio agio? «Il teatro mi coinvolge moltissimo, sento lo sguardo del pubblico che non mi fa stare mai tranquillo, mi costringe a essere sempre attivo. Sono convinto che, quando si è in scena, tutto dipende dal rapporto che si instaura con lo spettatore. Nel cinema, è lo sguardo del regista a cambiare le cose: ci sono registi da cui ti senti amato, non giudicato, altri invece da cui non ti senti valutato nel modo giusto. Dove mi esprimo meglio? Dipende dal testo teatrale o dal film, dipende anche dagli incontri con le persone con cui lavori. Di sicuro – aggiunge – amo l’alternanza tra l’uno e gli altri linguaggi: la staticità non fa per me, pur ammettendo che le tournée teatrali a volte sono sfiancanti, ma vitali». All’indomani delle elezioni politiche, viene da chiedersi: dove sono i «grandi italiani» di oggi? «I grandi italiani del passato, come quelli che porto in scena, avevano uno sguardo sul mondo attento, curioso, alle volte innovativo e all’avanguardia. Oggi la mia riflessione sull’attualità politica è molto semplice: non faccio ideologia e, al di là delle mie convinzioni, mi metto alla finestra, vediamo cosa succede, sono curioso di capire come governerà chi dovrà farlo. Soffrirò o gioirò per il mio Paese se sarà un cattivo o un buon governo».

Emilia Costantini, Corriere della Sera

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