Venezia, Favino racconta il film “Padrenostro”

“Il mistero del rapporto tra padre e e figlio riguarda tutti, il film tocca quelle emozioni. Padrenostro è una lettera d’amore finalmente spedita da un figlio al padre e viceversa, da una parte un uomo che fa vedere al figlio le sue debolezze e dall’altra un bambino che diventa un ometto”. Pierfrancesco Favino in ‘Padrenostro’ di Claudio Noce, in corsa per il Leone d’oro a Venezia, interpreta il ruolo del padre del regista, il vicequestore che nel ’76 subì un attentato da parte dei Nuclei armati proletari. In conferenza stampa ha raccontato che tre anni e mezzo fa quando davanti a un caffè Noce gli raccontato la storia della sua famiglia si è “rivisto bambino nel rapporto con mio padre, alla ricerca di tenerezza e abbracci che quella generazione di genitori non dava, limitandosi alla protezione familiare. Quel mondo ora io lo ringrazio ma da bambino facevo fatica a scalfirlo”.  Raccontando il mistero del rapporto padre e figlio, ha chiarito, il film, anziché una storia sugli Anni di piombo è il riscatto della generazione dei cinquantenni come lui che non ha partecipato ai grandi eventi storici e politici e per questo è stata un po’ messa da parte: “Capita di rado che una vicenda reale riesca a sostenere una storia universale”. Il suo personaggio, ha analizzato, è sempre presente anche quando non è in scena: “Rappresenta quella generazione di uomini che non facevano trasparire le loro sofferenze e le loro preoccupazioni, convinti che quella era l’educazione alla forza da dare al figlio maschio”. 

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