Telemercato, tutto finito? Magari fosse così

(di Tiziano Rapanà) Kyrie eleison! E ti rivolgi all’altissimo per inventarti un sentimento di agape francescana. Perché del telemercato non se ne può più e le anticipazioni lasciamole ai poveri di fantasia. Magari avessi uno pseudonimo. Datemi uno pseudonimo e rifiuterò il vostro mondo: tenetevelo! Le paturnie vi appartengono. E potete fare qualcosa di utile, tipo leggere il phamplet sull’Amichettismo di Fulvio Abbate. È lì, gratis sul web, l’autore ve lo ha regalato ma vi attaccate ai premi e ai premietti (e comprate solo le cinquine, le sestine, le ottavine… Siete prevedibili e vi innamorate di tutti i programmi didattici). Così come ci tenete al ronzare attorno alle anticipazioni sul telemercato. Ma è tutto finito e per me nemmeno l’ombra di uno pseudonimo. Regalatemi uno pseudonimo e non vi dirò nulla, perché non voglio sapere nulla. Intanto non daranno una trasmissione a Fulvio Abbate ed è grave, lui ha la sua tv – Teledurruti, dal 1998 – ma non è la stessa cosa. Il convento passa sempre le stesse cose e uno accetta tutto, compresa la modestissima serie sulla famiglia di Sylvester Stallone, in onda su Paramount plus (dove non vedi mai l’ombra di un maggiordomo o di un personale a mezzo servizio, fanno tutto da loro? Compresa lavatura e stiratura del vestiario? Bravi!). Mi tocca l’esistente, non mi va. Ma non andrò dall’ottico caro a Edgar Lee Masters, mi tengo questi miei occhiali. In fondo aveva ragione Lévinas, l’etica è un’ottica, e mi tocca accettare quello che vedo. Epperò non mi sta bene.

tiziano.rp@gmail.com

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