Carla Signoris racconta come è diventata cantante (e di quando spiava il cellulare di Crozza)

Attrice, scrittrice, e neoconduttrice su Raitre, l’artista racconta all’Agi se stessa e la vita con il popolare consorte

Come se non le bastasse la sua tumultuosa vita professional-familiare, fatta di cinema, tv, libri, un matrimonio con uomo impegnativo come Maurizio Crozza e due figli, Giovanni e Pietro, di 20 e 18 anni, Carla Signoris 60 incredibili anni su un fisico e uno spirito che più freschi non si può, figlia di una casalinga e del proprietario di una ditta di disinfestazioni, iscritta ad Architettura prima della svolta artistica, adesso ha trovato pure il tempo di incidere un disco.“Feng Shui”, il brano postmoderno dove con la cantautrice ligure Giua irride le nevrosi contemporanee, i luoghi comuni e il politically correct, sarebbe dovuto andare al Festival di Sanremo. Sfumato per un pelo il palco dell’Ariston, al Teatro della Tosse di Genova,  il 4 maggio Giua ha presentato il suo album “Piovesse sempre così” di cui “Feng Shui” fa parte, e insieme intoneranno “faccio corsi di Pilates, Ayurvedica e autostima, l’altro giorno sono passata, c’era pure la Giovanna, te ne parlo se hai bisogno, sempre meglio di una canna”.

Ma lei ce le ha queste fisse del Feng Shui il e dei massaggi ayurvedici?

No, è difficile pure capirlo il Feng Shui, ho cercato giusto di mettere la testiera del letto a nord”.

Come è nata questa nuova impresa canora?

Avevo già cantato, parecchi anni fa ai tempi del gruppo comico dei Broncoviz. Mesi fa Giua mi ha telefonato parlandomi di questo progetto e della possibilità che fosse preso per il Festival di Sanremo, io ho detto “ma è bellissimo, sì andiamo” ma un minuto dopo ho telefonato al mio psicoanalista”.

Da quanto si affida allo psicanalista?

“Veramente avrei voluto che diventasse la mia professione perché mi piace ascoltare, mi appassiona scandagliare il pensiero degli altri. Poi ho capito che avrei avuto troppi anni di studio davanti a me e ho cambiato idea. Il mio psicanalista lo chiamo confidenzialmente “dott” e ci vado da una decina d’anni, perché sono convinta da sempre che sia un bel modo di parlare di se stessi e a se stessi con qualcuno che stimola i tuoi pensieri. Ogni tanto gli telefono “dott, facciamo il punto?”, ci vediamo per due o tre volte e poi magari sto senza per sei mesi. A un certo punto avrei voluto anche sottopormi a un’analisi più seria, sul lettino, ma lui mi ha dissuaso perché con la vita che faccio non sarebbe stato possibile”.

In effetti, soprattutto in questo momento, la sua vita è piuttosto piena. Fa la madre svitata di Paola Cortellesi al cinema in “Ma cosa ci dice il cervello?” E per la volta è anche conduttrice, alla guida di “Grande amore”, il programma domenicale di Raitre che accosta turbolente e famose passioni del passato a quelle di gente comune e contemporanea. Si piace nella nuova veste di conduttrice-narratrice?

“Mi piace raccontare queste storie e nella mia narrazione punto a eliminare ogni accento melenso, non voglio sdilinquirmi in sdolcinature, anche se quando si parla di grandi amori il rischio di caderci è sempre in agguato”.

La puntata del 28 aprile, dedicata a Luigi Tenco e Dalida, è stata però appena contestata dalla famiglia del cantautore…

“Mi spiace che la famiglia Tenco non si sia sentita rappresentata dalla puntata di Grande Amore. Non sono tra gli autori del programma ma mi sento di dire che non è un programma di inchiesta e che le coppie di gente comune scelte non puntano a ricalcare esattamente le star e le loro storie: nella prossima puntata, dedicata agli amori contrastati, alla storia tra Grace Kelly e Ray Milland ad esempio, fa da contraltare quella dove lei è una donna di colore, mica una principessa”

L’ultima puntata del programma, invece, sarà dedicata al tradimento, con la storia di Aristotele Onassis e Maria Callas. Un tema che lei, sposata con Crozza da 27 anni, ha già scandagliato nel suo libro “E Penelope si arrabbiò”. Ma si possono accettare e soprattutto superare le corna?

“Se ne vale la pena, se stiamo parlando di una coppia che si sceglie tutti i giorni sì. Sono altre le cose che non si possono tollerare in una coppia, la violenza ad esempio. Io ho subito un tradimento clamoroso a 29 anni quando il mio ragazzo di allora mi lasciò per un’altra proprio mentre mio padre stava morendo, un bel tempismo. Per lungo tempo ho associato l’amore alla morte, ma non gli ho portato comunque rancore, non vale la pena avvelenarsi la vita, se non per motivi seri come l’arroganza e la violenza. Sono rimasta amica di tutti i miei ex, compreso lui”.

Ma in una coppia sposata da 27 anni e con due figli come si superano eventuali tradimenti?

“Parlando, analizzando, se ne vale la pena, impegnandosi si supera tutto. Io e Maurizio abbiamo imparato ad andare a dormire senza tensioni tra noi, se c’è qualcosa che non va o non ci convince ce lo diciamo prima di andare a letto. Anzi, questa prassi l’ho imparata da lui: io ero una che tendeva a tenersi dentro le cose, lui è uno da “subito fuori tutto, parliamone”.

La gelosia alberga in casa Crozza-Signoris?

“Siamo gelosi tutti e due, lui in modo più diretto, se vede qualcuno che mi ronza attorno mi dice “Ma questo chi è, che vuole?”. Io invece tengo soprattutto gli occhi aperti…”

È mai stata tentata da invadenti controlli del suo telefonino?

“Mi è successo, qualche anno fa”.

Ma è pericolosissimo, non ha visto quello che è successo al cinema ai protagonisti di “Perfetti sconosciuti?”

“Sapevo di andare incontro a eventuali spiacevoli scoperte, ma era più forte la spinta a preservare quello che avevamo costruito insieme. Però non ho trovato niente purtroppo…”

Come purtroppo?

Scherzo, ma Mauri è furbo.

Tradimenti a parte, litigate?

Come ogni normale coppia, e pure spesso. Per opinioni diverse o per banalità del quotidiano, ad esempio a me dà fastidio che lui butti via lo yogurt che scade il giorno dopo.

Adesso avete un altro componente della famiglia sotto i riflettori. Il vostro primogenito sta per debuttare al cinema, nei panni di Tommaso Buscetta giovane ne “Il traditore” di Marco Bellocchio, unico film italiano in concorso a Cannes:

“Giovanni ha lavorato in alcuni sketch con suo padre e anche con me, in quelli della “mamma elicottero” nella riedizione de La tv delle ragazze. Studia al Centro sperimentale e anche Filosofia all’università, questa è la sua prima volta al cinema, seppur con una piccolissima parte, ma addirittura a Cannes. Gli ho detto che ha avuto una gran fortuna”.

Contenta che segua le orme di famiglia?

Quando ce lo ha detto ci siamo un po’ disperati, ma siamo ovviamente dalla sua parte. Però quando il secondogenito Pietro, 18 anni, che è all’ultimo anno di liceo e inizialmente puntava verso gli effetti speciali del cinema ha poi deciso che si iscriverà a Fisica a casa abbiamo fatto la ola, finalmente uno normale”.

Ma lei che madre è?

Se posso dico sì, ma un mio no è davvero un no. Il fatto che Giovanni non viva più a Genova con noi, poi, lo ammetto, mi pesa un po’. In teoria sono convinta che bisogna lasciar andare i figli, nella pratica ci soffro, avrei voluto che restassero bambini per sempre. Ma vado spesso a Roma a trovarlo e appena arrivo in casa sua gliela pulisco”.

È per nostalgia della fanciullezza dei suoi figli che ha appena recitato in un audiolibro la fiaba “Cion Cion blu” di Pinin Carpi?

Possibile… Ma mi è piaciuto moltissimo, ascoltare le fiabe fa molto bene ai bambini, mi ricordo ancora le “Fiabe sonore” della mia infanzia. E poi io sono una che deve sempre fare delle cose, ora mi sono anche data alla pittura e al cucito. Ho realizzato un solo quadro e un solo vestito, ma mi basta dimostrare a me stessa che so farlo.

E adesso, che si inventerà?

Sto per cominciare il mio quarto nuovo libro dopo “Ho sposato un deficiente”, “Meglio vedove che male accompagnate e “E Penelope si arrabbiò”, tutti per Rizzoli. Il tema però è ancora top secret.

Antonella Piperno, Agi

 

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