Oggi sono 30 anni senza Kurt Cobain

Il 5 aprile 1994, il mondo della musica piangeva la scomparsa di Kurt Cobain. L’icona della Generazione X si tolse la vita con un colpo di fucile alla testa, a soli 27 anni. Questo evento tragico lo ha inserito, suo malgrado, nel famigerato “Club dei 27”, accanto a Jim Morrison, Janis Joplin e Jimi Hendrix. Il suo corpo fu ritrovato tre giorni dopo nella mansarda sopra al garage della sua casa sul lago Washington, a Seattle. Cobain lasciò dietro di sé una lettera indirizzata al suo amico immaginario, Boddah, ma rivolta anche alla moglie Courtney Love, voce dei Hole, alla figlia Frances Bean di soli un anno, e ai suoi fan devoti.

La carriera di Cobain è stata fulminea, culminando con la leadership dei Nirvana, la band portabandiera del grunge che ha rivoluzionato il panorama musicale con l’album “Nevermind”. Questo leggendario album, trainato dal singolo “Smells Like Teen Spirit”, è diventato un inno per una generazione in rivolta. Cobain, anima fragile e tormentata, è diventato l’emblema della rock star maledetta, incapace di gestire la fama e dedita a ogni forma di eccesso.

A 30 anni dalla sua morte, celebriamo il mito degli anni ’90 e la sua brillante carriera, come quando riuscì a scalzare Michael Jackson dalle classifiche, quando trollò Jonathan Ross e quando sposò Courtney Love in pigiama. Ognuno di questi momenti contribuisce a rendere indelebile il suo ricordo nella storia della musica.

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