Che look incredibili a Sanremo… ma solo per gli uomini. La moda è maschia

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La moda sanremese? È maschia. Se pensate che a dettare legge sul palco dell’Ariston siano state le donne, vi sbagliate. I look femminili di quelle troppo generosamente appellate come co-conduttrici – troppo spesso lunghi, luccicanti, portati con altalenante capacità – hanno messo in luce delle giovani che effettivamente “sanno stare un passo indietro” e che non riescono a uscire – complici degli autori non altezza, che hanno creato siparietti alquanto fastidiosi come quelli con protagonista Diletta Leotta – dal binomio di “belloccia non articolante”. Per fortuna c’era Rula Jebreal, ma questa è un’altra storia.
 Veri protagonisti sono stati gli uomini che hanno sfoggiato look incredibili (eccezion fatta per Francesco Sarcina de “Le Vibrazioni” che ancora non ha evidentemente realizzato di essere nel 2020).
A vincere la serata è senza dubbio Achille Lauro, che si presenta sul palco con una cappa nera ricamata d’oro di Gucci e che all’improvviso – quando già si iniziava a credere che non sarebbe accaduto più nulla nel noiosissimo show di Amadeus – lascia cadere come San Francesco la veste e si mostra in una strepitosa tutina di strass (che ricorda un po’ Freddy Mercury e un po’ Borat). Il richiamo è alla quinta scena del ciclo degli affreschi delle Storie di San Francesco della Basilica Superiore di Assisi: la rinuncia di San Francesco ai beni terreni. La canzone, “Me ne frego”, è un inno all’essenza liquida, solida base indiscussa di Re Alessandro (che l’anno scorso aveva creato per Francesco Motta un look strepitoso). Conferma che quando la creatività italiana si esprime oltre i sistemi binari è poesia.  
Al secondo posto Leo Gassman, che evidentemente sta attraversando quel periodo in cui – consapevoli della propria bellezza – si cerca di mortificarla in qualsiasi modo. Eppure, nonostante i capelli a fungo arricciati, una casacchina mimetica accollata, pantaloni scuri è straordinariamente fuoricontesto, spaesato e teso, proprio per questo splendido.
Al terzo Fiorello che si presenta in scena con l’abito di scena di Don Matteo, invocando un miracolo dello share, e che in completo fa una straordinaria figura. Esattamente come Tiziano Ferro (in completo scuro Armani) e Anastasio che, con ampia t-shirt stile camicia di foza, jeans oversize e scarpe da ginnastica, resta fedele a se stesso, e non crea troppi problemi allo stylist Massimo Giorgetti.
Se non ci fossero stati loro, sarebbe stata la sagra di paese che Sanremo ha nel suo DNA e che è venuta fuori con il ritorno di Albano e Romina: lui con il consueto panama bianco e foularino, lei con casacca bianca informe grondante strass e pantaloni fascianti. Bocciati come la figlia Romina – che, come Amadeus ha ribadito più e più volte – era nel pancione della Power quando loro solcarono il palco 33 anni prima. Deve essere dura provare a emanciparsi dai propri genitori, certo, ma sicuramente non è una buona idea accodarsi a qualsiasi partecipazione pubblica che li veda coinvolti (e i fiori fra i capelli erano incommentabili).
Amadeus – in giacca di strass e papillon – è sul palco, ma è come se non ci fosse. Nonostante Fiorello provi più e più volte a ricordarci la sua presenza – spingendolo a fare delle imitazioni, a ricordare frammenti del comune discotecaro passato, arrivando a osannare più e più volte il suo nome chiedendo l’applauso -, si confonde con la scenografia. E questo, in fin dei conti, è il suo grande talento, nonché (per lo spettatore) una straordinaria fortuna.

huffingtonpost.it

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