Riflessione sul canone Rai. Si va verso l'”abolizione elettorale”?

Il segretario del partito Democratico ha annunciato che intende proporre l’abolizione dell’imposta sul possesso di un apparecchio televisivo, il cosiddetto canone che oggi si paga attraverso la bolletta elettrica. Come contropartita chiede l’abolizione del tetto pubblicitario perché la Rai meglio competa con gli altri attori del mercato, il tutto con una gradualita’ al ribasso dei contributi dello Stato.
Qualcosa si muove lì dove sembrava che, dopo l’avvio del nuovo sistema di riscossione, si fosse ampiamente risolto il problema dell’evasione, e messa una sorta di pietra tombale sulla piu’ che discussa e irrazionale vicenda fiscale e commerciale (a partire dal fatto che un’imposta venga chiamata – con tanto di conferma istituzionale – canone o abbonamento).
Si muove agli inizi della campagna elettorale. Bene: vuol dire che qualcuno ha capito che il tema è di quelli scottanti (anche irrazionale, per quanto ci riguarda), che fanno vibrare i nervi degli elettori e, perché no, magari catturare il consenso. Per ora la proposta viene dal partito di governo, ma ci risulta che anche diversi partiti di opposizione la pensano nello stesso modo (almeno lo dicono), speriamo che la di la’ di buttarsi accuse gli uni contro gli altri come sempre dovrebbe avvenire in campagna elettorale, siano concreti e chiari in merito, soprattutto sui tempi.
È importante che questo divenga un tema da campagna elettorale. Fino ad oggi in materia ha sempre dominato un magma consociativo, poiché tutti i partiti in qualche modo hanno il loro pezzo di potere all’interno del sistema pubblico di informazione radiotelevisiva e mai hanno manifestato intenzione di scardinarlo: vuoi per sistemare le loro persone nei posti chiave e non solo, vuoi per garantirsi pezzi di informazione.
Aspettiamo con ansia l’avvio delle discussioni. Speriamo solo che, considerati svariati precedenti anche se non in materia specifica (ma in tema di riduzioni fiscali ad ampio spettro, c’e’ la gara a chi propone di piu’), non si tratti solo di un’abolizione elettorale.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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