Meghan Markle, nuova vittoria (in tribunale)

La duchessa ha sconfitto anche in appello il Daily Mail e il Mail on Sunday, da lei citati in giudizio per aver pubblicato stralci della sua lettera al padre Thomas. I giornali, secondo i giudici, hanno effettivamente violato la sua privacy. Una sentenza che farà discutere…

«Questa è una vittoria non solo per me ma per chiunque abbia mai avuto paura di battersi per ciò che è giusto». Così Meghan Markle ha commentato la sua nuova vittoria in tribunale contro il Daily Mail e il Mail on Sunday,  i due tabloid britannici da lei citati in giudizio per aver pubblicato stralci della lettera privata spedita a papà Thomas nell’agosto 2018. La Corte d’Appello ha confermato la sentenza di primo grado: il diritto alla privacy della duchessa è stato violato. Perché la moglie di Harry, come già aveva stabilito lo scorso febbraio l’Alta corte di Londra,  «aveva ragionevoli aspettative che la lettera rimanesse privata». 

La sentenza, come fa notare Luigi Ippolito sul Corriere della Sera, farà discutere. Perché durante il procedimento erano emerse le bugie di Meghan. L’ex attrice, a differenza di quanto dichiarato un anno fa, aveva ammesso di «aver collaborato» alla stesura di Finding Freedom, la ricostruzione – tutta a vantaggio di Harry e Meghan – della rottura fra i Sussex e la famiglia reale. Una «dimenticanza», aveva sostenuto lei. Una bugia che poteva costarla cara, avevano pensato i più. 

Non solo. In Appello gli avvocati dei tabloid britannici hanno portato un testimone-bomba: Jason Knauf, ex segretario alle comunicazioni dei Sussex e dei Cambridge. Knauf ha detto chiaro e tondo che Meghan chiese i suoi consigli per la stesura della lettera a papà Thomas. Perché la scrisse «aspettandosi che sarebbe finita sui giornali». Nella lettera la duchessa si rivolgeva al genitore chiamandolo  affettuosamente «daddy»  proprio «per toccare le corde del cuore» del pubblico. Le dichiarazioni di Knauf dimostravano, secondo i legali dei tabloid britannici, che la lettera per la cui pubblicazione la duchessa aveva fatto causa «non era una comunicazione intima destinata solo a suo padre».

I giudici d’appello, tuttavia, hanno stabilito che queste nuove prove presentate dai giornali sono «di scarso aiuto». E hanno dato ragione a Meghan. Una decisione che le permette di non dover testimoniare in aula. La duchessa naturalmente gongola. Nella sua dichiarazione subito dopo la sentenza, Markle ha sottolineato che si tratta di un precedente in grado di «rimodellare un’industria dei tabloid che condiziona le persone a essere crudeli e trae profitto dalle menzogne e dal dolore che crea». 

Di diverso avviso, come riporta il Corriere della Sera, alcuni esperti legali britannici, che hanno sottolineato le preoccupanti conseguenze per la libertà d’espressione: «Questa decisione», ha commentato l’avvocato Matthew Dando, «accresce la preoccupazione che le leggi sulla privacy consentano ai personaggi pubblici di determinare selettivamente ciò che può essere riferito su di loro e così manipolare la narrativa dei media. È un precedente pericoloso».

Vanityfair.it

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