Il cielo sopra il letto, tra amore e politica

Una vicenda privata che diventa politica; una figura femminile intensa e sfaccettata in un testo che coniuga romanticismo, sensibilità e ironia. Sarà in scena al Teatro Eliseo a partire dal 17 dicembre, e per tutte le feste natalizie fino al 5 gennaio, “Il cielo sopra il letto”, il nuovo spettacolo firmato da Luca Barbareschi, che ne ha curato anche la traduzione e l’adattamento dal testo di David Hare.
Protagonista sul palco accanto a Lucrezia Lante della Rovere (e con loro anche il giovane Paolo Marconi), Barbareschi vestirà i panni di Saverio, imprenditore ricco e vedovo, che trascorre una notte – di amore e di confronto ideologico – con l’ex amante Elisabetta, a 3 anni dalla fine della loro storia: nello spazio di poche ore, si consuma tra loro uno scontro emotivo che dapprima sembra un tentativo di riavvicinamento ma poi diventa divario insanabile. I due del resto sono diversi, così come diverse sono le loro scelte: lei, colta e sensibile, dedica la vita agli ultimi della società, insegnando ai ragazzi in difficoltà, ha un atteggiamento sempre politically correct mentre lui affronta il quotidiano con pragmatismo e razionalità, e in modo infantile all’ex amante chiede solo un rifugio, quasi una ricompensa per esser stato abbandonato dopo la fine del loro rapporto e la morte della moglie. Tra la ex coppia si inserisce il figlio di Saverio, che cerca di accorciare le distanze tra la cultura affaristica del padre e il progressismo assistenziale di lei.
“In questo testo c’è un conflitto, Hare però non offre soluzioni, mostra solo il percorso compiuto da due persone.
Saverio è ricco ma onesto intellettualmente, si è fatto da solo, è empatico e seduttivo. Elisabetta è irritante: poteva avere tutta un’altra vita, ma inspiegabilmente sceglie di stare nella bruttezza e nel disagio per dedicarsi al sociale”, spiega il regista, che in questo spettacolo non solo porta il proprio bagaglio emotivo (lo ha già interpretato 20 anni fa sempre con Lucrezia Lante della Rovere, quando i due erano una coppia) ma vede anche un modo per rappresentare il Paese. “L’Italia è devastata, è ricca di bellezza e di cultura ma non è colta”, afferma, “il Paese è in balia di sovranismo, populismo e semplificazione del pensiero, del politicamente corretto e di una certa grevità intellettuale. Io che sono un vecchio ebreo socialista vorrei uno Stato sociale”. “Questa è una produzione donchisciottesca”, afferma ancora Barbareschi, “tra pochi giorni sapremo se l’Eliseo ci sarà il prossimo anno, ma al 90ö chiuderemo. Servono 5 milioni l’anno, il Fus è ridotto al minimo, il botteghino incide per l’8ö, noi ancora non abbiamo avuto i fondi dello scorso anno e tra 15 giorni dovrei presentare un piano per il 2020-2021”.
“Mi batterò fino all’ultimo avviso di garanzia”, ha prosegue, facendo riferimento al recente rinvio a giudizio (con l’accusa di traffico di influenze illecite dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sui fondi al teatro Eliseo), “e non trufferò il pubblico: finirò di certo la programmazione degli spettacoli. Ma chiedo al ministro Franceschini come posso gestire in questo modo un teatro grande come l’Eliseo. Senza fondi si abbassa la qualità. Non ho paura dei magistrati perché non ho rubato soldi a nessuno. Ma se le istituzioni non si svegliano questo teatro diventerà un centro congressi”. Nello spettacolo, con le musiche di Marco Zurzolo, le scene sono firmate da Tommaso Ferraresi, i costumi da Federica De Bona e le luci da Pietro Sperduti.

Marzia Apice, ANSA

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