Gabriele Muccino porta il WWF a Venezia 75. “Netflix? La nuova frontiera del cinema: o ci si adatta o…”

Gabriele Muccino è uno dei registi italiani più apprezzati negli Stati Uniti dove in passato ha diretto grandi attori quali Russel Crowe in ‘Padri e figlie’ e Will Smith in ‘La ricerca della felicità’ e ‘Sette anime’. Ma dopo anni trascorsi all’estero, ha deciso di tornare là dove tutto era iniziato, nella sua Italia che nel 2001 gli aveva permesso di incassare ben 13 milioni con ‘L’ultimo bacio‘. Muccino ha le idee chiare sulle ragioni di questo ritorno al passato, anche se ammette che il cinema italiano sta commettendo gravi errori a causa dello snobismo per quelle che definisce pellicole popolari. Intervistato dal quotidiano La Repubblica, il regista ammette: “Siamo prigionieri di una sorta di snobismo verso tutto ciò che è commerciale e popolare. Questo è un retaggio degli anni Settanta: l’idea che un cinema popolare porti alla volgarizzazione dell’intellettuale e dunque vada vista con sospetto”.Nell’intervista rilascita a La Repubblica, Gabriele Muccino conferma l’importanza di essere al passo con i tempi, a partire dalla nuova frontiera del cinema internazionale: Netflix. La piattaforma web non potrà essere accantonata dai film del futuro: “Netflix è la nuova frontiera, un passaggio epocale come quello dal muto al sonoro: bisogna riuscire ad adattarsi o si muore”. Sulla questione il famoso regista parlerà sabato 8 settembre al Festival della Comunicazione di Camogli, dialogando con l’economista Severino Salvemini. Per quanto riguarda invece la sua esperienza americana, si sente soddisfatto per il successo ottenuto raccontando con quella sensuale passione del vivere tipica del cinema italiano (ma senza adottare un punto di vista stereotipato): “All’inizio temevo moltissimo di raccontare le cose in modo troppo mediterraneo e non anglosassone: ho cercato sempre di far sì che la messa in scena delle emozioni fosse autentica. Si correva un grandissimo rischio di fallimento, ma era l’unico modo per accedere a una corrispondenza tra il mio modo di vedere le cose e il pubblico”.Gabriele Muccino è consapevole della fase di grande novità che sta attraversando il mondo del cinema, soprattutto grazie all’entrata di Netflix che permette di ridurre drasticamente le spese di promozione. Allo stesso tempo, non è affatto preoccupato delle critiche spesso mosse da parte di chi ritiene i suoi film troppo commerciali. Il regista confessa a La Repubblica: “Credo che l’ambiente di chi scrive cinema sia un po’ tossico, niente va mai bene abbastanza, e si spernacchia ciò che è troppo popolare. È un trend che ho sempre un po’ sofferto. Ma è risibile e offensivo verso chi investe nel cinema ragionare in questo modo perché è un’arte costosa, che ha bisogno di una struttura industriale che la sostenga. E poi, dimentichiamo che Leone e Fellini portavano al cinema sei milioni di persone”. Per il futuro, Muccino sta lavorando ad un film italiano che parlerà di una grande amicizia. La sceneggiatura è comunque ancora nella fase della scrittura.

Annalisa Dorigo, ilsussidiario.net

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