Maria Sofia Federico dal Collegio a OnlyFans: “Lavorare con il sesso è dignitoso, vivo un poliamore”

Quella di Maria Sofia Federico può sembrare una storia spiazzante. Ha 18 anni da pochi mesi, un enorme seguito sui social, notevole capacità di eloquio e doti espositive che aveva ampiamente mostrato nel programma Tv Il Collegio. È un’attivista, femminista, animalista, vegana. Il suo vocabolario è farcito di tutta una serie di terminologie alle quali molti tra noi “adulti” guardiamo con scetticismo. Inoltre Maria Sofia Federico è una sex worker, vale a dire che vende foto e video hard sul sito OnlyFans. Punta a farlo in modo permanente, si tratta di una scelta politica che rivendica con una lucida determinazione, una calma che disarma. Può apparire complesso intuire in che modo tutte queste cose possano stare insieme senza apparire una accozzaglia di “ismi” ed è per questo che chiedo a lei di tracciare una linea di coerenza. Una vicenda, la sua, che costringe, volenti o nolenti, a fare i conti con le proprie convinzioni e certezze, mettendole in discussione.

Da che sei sulla scena pubblica hai fatto della militanza la tua ragion d’essere. Da dove nasce questo impulso?

Dal semplice riconoscimento che è tremendo che noi veniamo al mondo senza decidere di esistere e ci troviamo in una realtà crudele, assolutamente priva di regole. Fossi nata 200 anni fa sarei stata giustiziata per qualsiasi ragione, mentre oggi c’è una discreta libertà di pensiero ed espressione, di conseguenza anche la possibilità di portare un cambiamento positivo alla nostra società. Voglio cercare di sfruttare al meglio queste occasioni per aiutare la collettività.

Sei consapevole di avere posizioni distruttive rispetto ai canoni comuni?

Sì, ma ho sempre un approccio costruttivo, per quanto avventata possa apparire nella comunicazione. Credo ci sia il bisogno di avere un approccio gentile alla radicalità, perché è chiaro che se parlo di veganismo, diritti animali e liberazione antispecista (per specismo si intende l’attribuzione di uno status superiore agli esseri umani rispetto alle altre specie animali, ndr), non posso farlo senza dire che ci sono problemi con il modo con cui attualmente produciamo cibo ed è un problema in sé che l’animale venga visto come un cibo. Il concetto resta quello, posso addolcirlo in un milione di modi, ma poi spetta a te che mi segui apprezzare il mio intento di rendere la discussione il più pacifica possibile e non metterci tu la violenza sentendoti attaccato.

Il pubblico ti ha conosciuta circa 3 anni fa attraverso un programma televisivo, Il Collegio. Eri già consapevole di questa tua vocazione?

Tempo fa ho dichiarato di aver partecipato al Collegio solo per i followers. Avendo un bacino d’utenza molto ampio sul mio canale Instagram, avevo bisogno di far arrivare i miei messaggi a più persone possibili. Ho sempre avuto lo scopo di cambiare le cose servendomi della visibilità, che comunque avevo già prima della partecipazione al programma.

Veganismo, femminismo, sex work, rapporto con la nudità. In che modo queste cose stanno insieme?

Il femminismo non può essere se non intersezionale. Se io combatto una battaglia per la liberazione degli animali e una battaglia per la liberazione di chi pratica sex work, non posso automaticamente non schierarmi a favore dei diritti delle persone transgender o qualsiasi altra minoranza marginalizzata. Poi potremmo dire che ci sono diversi collegamenti tra queste battaglie.

Ad esempio?

Per esempio il problema legato allo specismo è il fatto che si toglie all’animale la dignità fondamentale di individuo, per le stesse ragioni per cui si opprimono le altre minoranze. In pratica si oggettificano i corpi.

E allora parliamo del sex work che pratichi. Non è anche questa una forma di oggettificazione del corpo?

No, perché nel sex work c’è il tema del consenso della persona che esercita.

Il fatto che tu ti faccia portatrice di battaglie attraverso il tuo nome e il tuo corpo non corre il rischio di porre la tua persona davanti ai temi di cui parli?

In tutti i miei contenuti troverai solamente delle teorie argomentate sul perché la mia tesi sia valida. Nessun personalismo di fondo. Portare avanti le battaglie con il mio corpo non è altro che un altro modo per parlare di un tema esterno a me, avrei parlato di sex work anche se non lo avessi fatto.

E allora perché lo fai?

Perché mi piace, non saprei dare una risposta più argomentata. È anche una questione politica, farlo ha comunque una valenza maggiore, almeno io mi sono sentita così quando ho iniziato. Sensibilizzare con una categoria iniziando a farne parte.

OnlyFans al momento è una fonte di guadagno per te. Lo concepisci come lavoro stabile, o una cosa passeggera che ti aiuti a pagare gli studi?

Come un lavoro stabile, perché io lo faccio per passione. In tutta onestà vorrei spostarmi su PornHub perché è una piattaforma pubblica che mi permetterebbe di far vedere i miei contenuti a più persone possibili. A me piacerebbe diventare una regista porno e fare cose à la Erika Lust (nota regista che si è molto impegnata nel campo della pornografia etica e femminista, ndr), vorrei sia stare dietro che davanti alla macchina e ovviamente non vorrei si pagasse un abbonamento, mi piacerebbe quelle cose arrivassero a più persone possibili.

Da quanto tempo sei su OnlyFans?

Da febbraio.

Guadagni molto?

Non avevo aspettative, direi che guadagno il giusto.

Con i clienti hai un approccio che tende alla sensibilizzazione, o è un lavoro punto?

Non potrebbe esistere il mio lavoro senza quella sensibilizzazione, altrimenti starei sfruttando un pubblico che mi oggettifica per guadagnare, portando avanti un sistema sbagliato. Ogni volta che una persona mi manda una foto senza consenso, io scrivo di non farlo, anche perdendo dei potenziali guadagni.

Cosa ti chiedono prevalentemente i clienti?

Mi chiedono porno, contenuti fetish, di fare sex chat, ma io dico di no perché non ho molto tempo.

Quando dici che ti chiedono un porno cosa intendi?

Intendo un video in cui faccio sesso con una persona.

E tu con chi lo fai?

Con la mia ragazza, o altre persone che stanno con me.

Il prezzo di un contenuto?

Va in base alla tipologia di richiesta, al giorno, quanto mi sta simpatica la persona con cui parlo. C’è a tutti gli effetti una trattativa, mi rapporto con delle persone.

Esattamente, cosa ti piace di questo lavoro?

Il bello del sex work è vendere l’accesso alla tua intimità, la cosa eccitante è quella, così si instaura un legame con la persona che te lo sta chiedendo.

Quante ore al giorno lavori, parlando di diritti?

Se parliamo di attivismo, direi tutto il giorno. Quanto a OnlyFans direi che lo apro poco, 8 o 9 ore a settimana.

Nel frattempo studi?

Sì, studio cinema proprio perché voglio diventare una regista e occuparmi di porno.

Dove trovi il tempo per studiare? Quand’è che esci dalla sfera virtuale?

Cerco di integrare il più possibile il mio attivismo con la vita reale. Riesco a parlare in modo così scorrevole perché mi alleno a parlare con persone che hanno un’inattitudine a una serie di tematiche e ho strutturato una strategia per essere sufficientemente impattante da arrivare anche a loro. L’ho imparato parlando con le persone.

Sex workers uomini, è una categoria sottorappresentata?

Statisticamente parlando credo siano di meno ma potrei dire una stupidaggine, ma dal punto di vista personale ne conosco molti, ad esempio Denis Dosio.

Parlando di colleghe e colleghi, le tue convinzioni prevalgono o c’è chi lo fa come lavoro e basta?

Il punto è che quelle stesse persone che lo praticano sono, magari, le prime a non capire nulla di ciò che stanno facendo e approfittarsene solo per il guadagno. E il problema non è nemmeno il guadagno in sé, ma continuare a perpetrare ideali che stigmatizzano la professione. Io credo che il problema sia la necessità di dare a questo lavoro una dignità che non ha a causa di pregiudizi e disinformazione.

Questa esperienza ha cambiato il tuo rapporto con la sessualità rispetto a come la concepivi prima?

Neutrale, non è cambiato nulla.

Ti percepisco fredda sull’argomento, non c’è un minimo di emozione a riguardo?

No, ma perché io sono una persona di ghiaccio a prescindere.

Nella socialità questo tuo modo di vedere le cose ti ha condizionata?

Dipende dal punto di vista da cui si osserva la cosa. Per quanto riguarda la famiglia il rapporto è peggiorato, ma già da prima era bello che sfaldato. a settembre ho comunicato ai miei genitori di volermi incamminare nell’industria del porno. Loro hanno un po’ accantonato e sottostimato la cosa e quando l’ho fatto per davvero c’è stato uno shock. Ma io ero sempre stata chiarissima sui miei intenti, non ho mai sentito di voler mettere da parte le mie idee e le mie libertà personali, soprattutto se hanno un tale impatto sulla comunità.

E fuori dall’ambito familiare?

Sul modo in cui mi percepiscono le persone non posso che parlare dell’ambito lavorativo e dire che, contro ogni aspettativa, la mia figura sui social sembra essere quasi migliorata. Prima non venivo chiamata per collaborazioni particolari, adesso succede.

Le tue posizioni politiche sono in netto contrasto coi tuoi genitori?

Sì, sono mondi diametralmente opposti e, per quanto io ci provi, non credo si incontreranno mai.

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