Federico D’Annunzio, matrimonio al Vittoriale: sposa la pianista Giulia Mazzoni

Eccentrico e fuori dagli schemi. Eccolo il matrimonio di Federico d’Annunzio (rigorosamente con la d minuscola) e della pianista Giulia Mazzoni. E non poteva che essere nel complesso del Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera. Lui è un imprenditore ma anche il pronipote legittimo del poeta Vate e lei un’artista che fa concerti in tutto il mondo (è appena tornata dalla Cina e pronta per ripartire) e ha due dischi alle spalle.
La nave Puglia del Vittoriale, i colpi di cannone, un caldo pazzesco, ospiti con ombrellini e ventagli firmati Gabriele d’Annunzio la sposa in pizzo blu Dolce e Gabbana all’arrivo con tanto di cambio d’abito per la cerimonia, patchwork pieno di Swarovski firmato Alessandro Michele per Gucci. “Ho scelto l’abito che rappresenta il mio mondo di persona e artista, romantico ma coraggioso e contemporaneo”, ha commentato la Mazzoni che prima dello scambio delle fedi ha suonato su un pianoforte a coda Winter’s Dream dall’album Room 2401.

Gli sposi sono arrivati con l’Alfa Romeo di d’Annunzio, denominata da lui stesso Soffio Di Satana. “Un matrimonio rispettoso della nostra tradizione, della nostra parola e della nostra musica – ha commentato lo sposo- Facile dire che è un matrimonio ricco di emozioni perché tutti lo sono. Più difficile dire che è un matrimonio rispettoso delle persone e della storia personale”. La cerimonia è stata trasmessa in streaming sul sito del Vittoriale: “sarebbe piaciuto pure a mio nonno. Era un grande innovatore che amava la tecnologia e il cambiamento”. A celebrare il matrimonio, con rito civile, Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale degli Italiani, sulla regia nave Puglia, “fatto mai accaduto prima nella storia”, precisano.

Tra gli invitati i pianisti Michael Nyman e Roberto Cacciapaglia, il giornalista Roberto D’Agostino, il sax della Scala, Mario Marzi e il jazzista Achille Succi. E durante la cerimonia hanno suonato medley dei pezzi della sposa, da Piccola Luce a Ellis Island, ilPreludio in do minore 999 di Bach rivisitato in chiave jazz, Strike the Viol di Parcell, chiudendo con un’improvvisazione celtica con preghiera indiana che simbolicamente inneggia a un Dio super partes. D’annunziano? Forse che sì, forse che no. Comunque speciale.

Il Messaggero.it

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