Gli operatori della tv si alleano in vista del 2022

Il passaggio del 700 alle tlc comporterà la nascita di consorzi fra operatori per le frequenze

Mediaset ha più peso della Rai: ecco perché serve Persidera

Si parte: con l’approvazione della legge di Bilancio 2018 e l’inizio del nuovo anno è anche cominciato il processo che cambierà il panorama televisivo nei prossimi quattro anni. Perché se è vero che gli attori nazionali rimarranno gli stessi, la liberazione della banda 700, la porzione di frequenze che dovrà essere messa a gara per le telecomunicazioni mobili in 5G, comporterà parecchi cambiamenti.

Gli operatori nazionali, oltre a dover investire per la transizione alle nuove tecnologie di trasmissione, saranno portati a fare alleanze fra loro per avere le frequenze, uno scenario in cui si inserisce anche l’interesse di Mediaset e Rai per Persidera. Le emittenti locali dovranno invece lasciare gli attuali spazi per essere trasportati da nuovi operatori. E da tutto questo cambiamento non usciranno indenni nemmeno le case degli italiani.

Secondo quanto previsto dalla legge di Bilancio (un processo voluto dall’Unione Europea) di qui al 2022 ci sarà un grande trasloco delle emittenti televisive. Come quello di una famiglia numerosa che a un certo punto viene sfrattata dalla grande casa in cui abita perché il proprietario ha bisogno di dividerla ed assegnarne una metà ad altri inquilini: la famiglia mette a disposizione i propri spazi, qualcuno si sistema alla meglio durante i lavori e poi ciascuno va a prendere posto nella metà rimasta dove le camere sono state divise e i mobili ridotti per farci stare più persone.

Gli operatori di rete, i soggetti che oggi detengono i diritti d’uso delle frequenze televisive, dovranno rilasciarle tutte perché quelle dai 694 ai 790 Mhz andranno alle tlc e alla tv resteranno quelle fra i 470 e i 694 Mhz.

Gli spazi saranno in pratica dimezzati fino ad arrivare a 14 frequenze (più una in banda III). Come si fa a far stare tutti là dentro? Utilizzando una nuova tecnologia del digitale terrestre, il Dvb-t2, unita a un sistema di compressione del segnale più avanzato di quello attuale, l’Hevc (anche se quest’ultima cosa, il codec, non è specificata nella legge di Bilancio).

Di qui alcune conseguenze. Una è per i consumatori: oggi la maggior parte dei televisori non ha la possibilità di ricevere il Dvb-t2, obbligatorio sui prodotti dallo scorso anno con codec Hevc. Per questo nella norma sono previsti 100 mln di contributi agli utenti finali.

La seconda conseguenza è per gli operatori nazionali: i loro diritti d’uso delle frequenze saranno trasformati in diritti d’uso di capacità trasmissiva in Dvb-t2, proprio perché in una frequenza attuale si avrà più spazio per trasmettere, teoricamente il doppio se viene usato il codec Hevc. Solo successivamente saranno riassegnati i diritti d’uso delle frequenze, sulla base di quanto se ne occupa con la nuova tecnologia.

Discorso a parte per le tv locali: indennizzo da 304,2 milioni per rilasciare le frequenze, poi beauty contest per individuare i nuovi operatori che le trasporteranno.

Per gli operatori di rete nazionali però non finisce qui, come detto. Oggi ci sono Rai, Mediaset e Persidera con cinque multiplex ciascuno. Poi Cairo, Dfree, H3G, Europa7 e Retecapri, con un multiplex ciascuno. Ebbene, assegnati i diritti d’uso di capacità trasmissiva con la conversione in diritti d’uso delle frequenze sarà necessario formare alleanze per averle dal ministero praticamente. Chi infatti parte da una capacità trasmissiva, poniamo, pari a metà di una frequenza (se la conversione sarà di 0,5 per 1) dovrà fare un consorzio con chi ne ha un’altra metà, a quel punto otterrà dal ministero la frequenza su cui trasmettere. Tutto questo non è esplicitato nella legge di Bilancio, ma nel disegno alla base c’è.

In quest’ambito Mediaset è il soggetto che ha la posizione privilegiata nelle alleanze perché anche attraverso la sua società delle torri, EiTowers, già fornisce i propri servizi alla maggior parte degli altri operatori di rete: alla Cairo Communication realizza il multiplex di La7 in full service, poi gestisce in parte anche Dfree, H3G e Retecapri. Rai, invece, con Raiway ha alcuni clienti regionali ma lavora principalmente per se stessa. Chiaro che con questi presupposti sembra più facile che Mediaset riesca a formare uno o più consorzi necessari per avere assegnata le frequenze ed esercitare tutta la propria capacità trasmissiva.

C’è però un altro attore non citato prima: Persidera. Ora si può capire quale possa essere l’interesse di Rai e Mediaset, attraverso le proprie società delle torri, a essere a fianco di chi si aggiudicherà l’operatore di rete di Tim e del gruppo Gedi (loro non potrebbero comprarlo direttamente perché non possono superare i 5 mux). Da una parte significherebbe avere un cliente con 5 multiplex per EiTowers o Raiway, dall’altra avere un peso maggiore nelle alleanze di cui si è parlato. Oggi Persidera è in parte cliente di EiTowers, in parte di RaiWay e in parte di Telecom stessa. Un po’ a metà, insomma.

Ad aver manifestato interesse per l’acquisizione ci sono anche il fondo F2i e Discovery, che potranno spostare la bilancia da una parte o dall’altra.

Quella di Persidera, però, potrebbe essere una partita che pone le basi per un’evoluzione ancora più futuristica del settore: la nascita di un operatore unico della rete. Una società unica che gestirebbe le frequenze partecipata da tutti coloro che ne hanno i diritti d’uso e che diventerebbero operatori virtuali. Attenzione: tutto questo oggi non è assolutamente nell’agenda della politica né le norme nella legge di Bilancio lo ipotizzano. Inoltre si parla di operatore di rete unico non di operatore delle torri unico, una cosa che sarebbe possibile già da subito unendo RaiWay ed Ei Towers. Fra i player del settore, però, si comincia già a ipotizzare tutto questo, in vista di un futuro in cui le frequenze terrestri ci saranno ancora ma avranno molto meno rilievo rispetto a oggi.

Andrea Secchi, ItaliaOggi

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