FASSBENDER: “LA MIA ANIMA ROCK SEMPRE IN LOTTA CON LA SOLITUDINE”

L’attore irlandese a Venezia presenta “La luce sugli oceani” di Cianfrance, insieme a lui la fidanzata Alicia Vikander, conosciuta sul set

fassbenderVENEZIA – CI VUOLE qualche minuto perché la patina da divo scivoli via e Michael Fassbender ritorni l’attore semplice, sorriso imperfetto e sguardo caldo, di qualche anno fa. Una carriera folgorante la sua, di cui la Mostra ha scandito un momento importante con la coppa Volpi al suo malato di sesso in Shame. Torna con un film che più diverso non si può, La luce sugli oceani di Derek Cianfrance, melò ambientato su un’isola nell’oceano australiano, sul cui set due anni fa ha incontrato la fidanzata Alicia Vikander, che ora chiacchiera con i giornalisti qualche metro più in là. Fassbender, giacca blu sugli inseparabili jeans da rocker, racconta: “Ho grandi ricordi qui. L’ultima volta sono venuto in moto dall’Irlanda con mio padre: sei giorni di viaggio che non scorderò. Stavolta ho portato mia madre”.
“La luce sugli oceani” sarà piaciuto alla sua mamma romantica. Per farla contenta lei aveva già girato “Jane Eyre”.
“Lei e mia sorella sono fan della Brontë. Ma deve ancora vedere questo film. E anch’io “.
Come si gestisce tanto successo in pochi anni?
“Faccio un lavoro che mi piace da morire, sto imparando a gestire lo stress. E a scegliere. Ci sono storie che ti parlano subito, altre che ti entrano dentro lentamente. Con La luce sugli oceani è stato un colpo di fulmine. Mi sono identificato nella storia di questa coppia che trova l’amore, tenta di costruire una famiglia e poi cede al dolore. Non ci sono buoni o cattivi, solo persone che fanno scelte sbagliate. E l’isola, che all’inizio è un paradiso e poi diventa il luogo della solitudine. L’isolamento corrode il loro rapporto, li porta a una scelta drammatica di cui pagheranno le conseguenze “.
Il suo guardiano del faro ama la solitudine. E lei?
“Quando preparo un film mi chiudo in casa da solo, per settimane. Vago tra cucina, salotto, camera da letto, sottolineo le battute, le provo. Solo dopo inizia il lavoro di squadra. La solitudine mi fa tutt’altro che paura, anzi ci sono momenti in cui ho la necessità fare i conti con me stesso, senza scappatoie. Ma ho imparato che troppo isolamento fa male. All’inizio pensavo che questo film sarebbe stato un incubo, senza poter fuggire dal set, potermi rifugiare a casa dopo dodici ore ad alta intensità emotiva. Invece si è rivelata un’esperienza bellissima. Del resto sono cresciuto nella natura, mi sento a mio agio”.
La troupe ristretta ha aiutato a familiarizzare…
“Quel set è stata un’esperienza straordinaria, anche grazie all’incontro con un’interprete piena di passione come Alicia Vikander. Aveva la febbre dei giovani attori, e il confronto con lei mi ha costretto a dare tutto. Ci siamo spinti l’uno con l’altro, sostenuti e provocati a vicenda. Un’esperienza intensa e gratificante”.
Il ricordo più bello?
“I barbecue della sera, tutti insieme in spiaggia. Il cibo, le risate. E i granchi giganti, da noi in Europa sono piccoli, lì sembrano aragoste”.
Fare l’attore non le basta più. È un attivissimo produttore. Ambizioni da regista?
“Confesso che ci penso. A 18 anni ho diretto, prodotto e recitato la versione teatrale di Le iene. Oggi ho una produzione che scopre nuovi talenti. Incontro tanti giovani, li aiuto e in cambio capisco cosa piace agli adolescenti”.
“Weightless”, che ha girato con Malick, ambientato nella scena musicale di Austin, è un musical?
“No, anche se avrei sperato che lo fosse. L’ho girato quattro anni fa, non so cosa sia diventato nel frattempo. Di un musical parliamo da un po’ con Steve McQueen. La mia anima rock non vede l’ora”.

Repubblica

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