Pannofino, non sopporto più neppure la mia voce

“Prima del Coronavirus ci lamentavamo troppo. Ad esempio io dicevo sempre di essere stanco quando mi toccava fare due spettacoli nello stesso giorno mentre oggi siamo tutti chiusi in casa e il mio sogno è quello di andare a fare una mangiata di pesce, accompagnata da un bel bicchiere di vino gelato al mare. E quando parlo di mare sia ben chiaro anche Fregene e Ostia andrebbero bene”. A parlare così, chiuso da solo nella sua casa romana, è Francesco Pannofino, attore e doppiatore di star come Denzel Washington e George Clooney per citarne solo due. “Forse oggi si pensa troppo poco e male alle persone che muoiono ogni giorno – aggiunge -. Si sente ai tg che sono morte seicento persone e quasi non ci si fa più caso, ma si tratta di seicento persone, non è uno scherzo. Nessuno poteva immaginare davvero quello che stava per accadere – sottolinea Pannofino – , a inizio marzo io ero ancora impegnato nella tournée teatrale di ‘Mine vaganti’. Mi ricordo che stavamo per partire per Salerno, poi si è bloccato tutto”. Sull’immediato futuro del mondo dello spettacolo da parte dell’attore solo sano realismo: “Non vedo soluzioni immediate al problema. E poi va detto, finita la pandemia seguirà una lunga crisi economica e la gente, quando potrà finalmente permettersi di nuovo il superfluo, penserà prima ad altre cose come ad andare a mangiare una pizza e, solo alla fine, di spendere soldi per teatro e cinema”. 
Per l’attore, nato a Pieve di Teco nel 1958, che aveva proprio in questi giorni in uscita due film, La partita di Francesco Carnesecchi e La banda dei tre di Francesco Dominedò, preoccupazione per il figlio Andrea di 22 anni, avuto dall’attrice Emanuela Rossi, e tanta cura per la madre di 82 anni: “Vive da sola vicino casa mia e appena posso le faccio la spesa e, a volte, resto a mangiare da lei visto che in cucina non vado oltre un uovo e un piatto di spaghetti. Se fosse per mia madre – aggiunge Pannofino – andrebbe da sola al mercato e oggi non è proprio il caso”. L’attore è invece critico rispetto a certi programmi tv e atteggiamenti non troppo adatti ai tempi del Coronavirus: “Se è vero che il Grande fratello va ancora in onda – dice – vuol dire che la gente ancora lo guarda e questo non è bello, mi sembra non ci sia il giusto rispetto per chi sta soffrendo. Anche sui social – dice – non amo un certo tipo di umorismo come non mi piace cantare sul balcone, credo insomma che in certe occasioni bisogna stare a lutto”. La sua carriera di doppiatore iniziata quando aveva 19 anni – “ero molto giovane e avrei fatto tutto pur di non fare l’impiegato” dice all’ANSA – è stata sicuramente favorita dalla sua voce capace di tutti i registri. “È vero sono capace, a comando, di fare una voce evocativa, adatta a programmi scientifici o d’arte, e anche fare cose divertenti quando me lo chiedono. Ma una cosa è certa: non la sopporto più la mia voce – conclude ridendo -, a volte mi dà fastidio anche solo ascoltarmi”.

Francesco Gallo, ANSA

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