Non solo ‘La casa di carta”, da ‘Élite’ a ‘Caronte’ le serie spagnole furoreggiano in tv

Il 3 aprile arriva l’attesissima nuova stagione della serie dei record ma sono tanti i titoli “made in Spain” nei vari canali e piattaforme

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è èlite.jpg

Non solo di Casa di carta vive la serialità spagnola. Mentre la banda del Professore si prepara a tornare per concludere quel colpo alla Banca di Spagna e al suo caveau pieno d’oro, i palinsesti di canali streaming e tv generaliste sono invasi dalle serie spagnole. Ci sono gli adolescenti assassini di Élite, le ragazze del centralino che ci traghettano nella Madrid degli anni Venti e Trenta, ci sono le carcerate di Vis à vis, sorta di Orange is the new black in salsa spagnola, ma anche la comicità irriverente e un po’ surreale dell’agente delle star Paquita Salas, l’ex poliziotto che ha conosciuto il carcere e ora è avvocato contro lo ingiustizie Caronte, senza dimenticare la saga soap Il segreto, che da quasi dieci anni racconta la saga della famiglia dei Montenegro nei primi decenni del Novecento, serie che solo il coronavirus è riuscito a fermare, dal momento che tutte le produzioni sono state costrette a interrompere le lavorazioni.

“I canali di distribuzione sono stati sostituiti dalle piattaforme digitali e questo ha fatto sì che i mercati e la periferia siano connessi gli uni agli altri e che l’uscita di una serie possa avvenire nello stesso momento a Madrid, a Roma o a Lima senza costi aggiuntivi – sostiene Javier Gomez che con Alex Pina è lo sceneggiatore a capo del gruppo di scrittori che ha creato La casa di carta – Questo è un cambiamento per tutti noi addetti ai lavori che non operiamo negli Stati Uniti o in Inghilterra. Per loro prima il mondo era un mercato, però per noi no. Adesso invece comincia ad esserlo”.

Detto questo però è indubbio che le serie spagnole stiano ottenendo un successo impensabile fino a poco tempo fa e anche lo spettatore italiano impara così a conoscere volti di attori della tv “made in Spain” che prima gli erano estranei. C’è un gioco divertente che si può fare addentrandosi nelle diverse serie spagnole, è il gioco delle strane coppie: quasi tutti abbiamo cominciato con La casa di papel e poi abbiamo scoperto che Denver e Alison Parker (chi si ricorda i loro veri nomi, Jaime Lorente e Maria Pedraza) erano anche in Élite, nella prima puntata di Caronte abbiamo ritrovato Guzman (Miguel Bernardeau), il fratello di Marina (Alison Parker), qui nei panni di un ultras in carcere ingiustamente. Mentre nel carcere di massima sicurezza di Vis à vis – il prezzo del riscatto troviamo in un colpo solo: la Angeles di Le ragazze del centralino (Maggie Civantos), la Nairobi di La casa di carta (Alba Flores) e la terribile ispettrice Alicia Sierra (Najwa Nimri), sempre della serie dei record. E si potrebbe andare avanti così…

Se la serialità spagnola è riuscita nel tempo a conquistarsi un posto di primo piano nel panorama internazionale è grazie sicuramente alla lingua, parlata in tutto il Sud America, ma anche grazie alla spinta che i canali streaming hanno dato a queste storie allo stesso tempo estremamente locali e universali insieme. “È una delle poche cose meravigliose della globalizzazione che i contenuti viaggino contemporaneamente in tutto il mondo. – diceva qualche tempo fa Alex Pina, showrunner de La casa di carta, che dopo vent’anni di tv spagnola improvvisamente ha conquistato un pubblico internazionale grazie ai 190 paesi in cui è distribuito Netflix – Per noi è stato molto emozionante che dopo la sua prima vita in Spagna (la serie è andata prima in onda su Antena 3, ndr.), la serie ne abbia avuta una seconda nel resto del mondo e che la tuta rossa con la maschera di Dalì siano diventati tra i costumi più usati del Carnevale in Brasile, che si canti Bella Ciao negli stadi e nelle discoteche. Non avremmo immaginato di raggiungere spettatori italiani, francesi, argentini, colombiani, messicani, turchi”.

Repubblica.it

Torna in alto