Tff: in “Cry Macho” Eastwood dà l’addio al machismo

A Clint Eastwood si perdona tutto, è inevitabile.

E così anche CRY MACHO – RITORNO A CASA, diretto ed interpretato da lui, lo si guarda con il giusto rispetto.

Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 1975 scritto da N. Richard Nash, autore della sceneggiatura insieme a Nick Schenk, il film racconta una bella e positiva storia che inclina verso la favola perché a interpretarla è un uomo di 91 anni, troppi per fare un’opera a cui non mancano anche azione e passione.
Questa comunque la vicenda raccontata nel film che passa stasera al Torino Film Festival per poi approdare in sala dal 2 dicembre con la Warner. Miko (Eastwood), ex campione di rodeo e addestratore di cavalli, è un uomo triste che crede nell’amicizia e soprattutto nella riconoscenza. Così quando l’ex capo, che lo ha salvato in più di un momento di difficoltà, gli chiede di riportare a casa in Texas, Rafa (Eduardo Minett), il suo giovane figlio per proteggerlo da una madre messicana, Leta (Fernanda Urrejola) vicina al crimine, accetta.
Da qui un viaggio, oltre la frontiera del Messico, pieno di insidie. Raggiunta la madre del ragazzo, questa nega subito di sapere dove sia esattamente Rafa e comunque lo scoraggia ad andare a cercarlo. Non solo, la donna tenta anche un improbabile abboccamento sessuale con l’anziano cow boy che però saggiamente declina tra il suo disappunto.
Miko/Eastwood comunque, nonostante non sia più giovane, non è uno che molla e alla fine trova Rafa, un ragazzo che scoprirà per niente cattivo e che vive con Macho, un gallo da combattimento molto smart. Nel frattempo lo strano terzetto composto da Miko, Rafa e Macho si ritrovano ad affrontare gli scherani di Leta che non vuole che il ragazzo torni dal padre.
Per loro sarà così obbligatorio un provvisorio buen retiro in un isolato paese messicano dove Miko, nonostante l’età, riesce persino a domare un cavallo selvatico, a dare un sonoro pugno a un malcapitato, a seminare la polizia e anche a far innamorare un’altra donna: Marta (Natalia Traven).
Nonostante tutto questo da Eastwood un discorso al ragazzo che sembra quasi una confessione a se stesso: “Il machismo è sopravvalutato quando si è giovani – dice a un certo punto a Rafa -. Lo capisci solo troppo tardi quando sei vecchio e tutte quelle cose che riuscivi a fare prima diventano impossibili”.
Per quanto riguarda le critiche al film, gli esperti americani e inglesi non ci sono andati troppo leggeri, ma sempre con il rispetto dovuto alla leggenda Clint. Quasi tutti hanno messo in evidenza l’età di Eastwood – neppure troppo nascosta dallo stesso attore-regista – davvero molto avanzata per essere credibile anche solo per le relazioni instaurate rispettivamente con due donne di 50 e 40 anni. Ma Eastwood è Eastwood e non ha età.

Francesco Gallo, ANSA

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