MEDIASET, CRESCE LA RACCOLTA 2016

Berlusconi: resta valido il progetto di piattaforma pan-europea

di Claudio Plazzotta, Italia Oggi

Piersilvio-BerlusconiIl gruppo Mediaset ha chiuso un «bel mese di novembre nella raccolta pubblicitaria» e si appresta a terminare il 2016 con «una significativa crescita rispetto al 2015. A mia memoria», dice Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Mediaset, «è la prima volta che riusciamo a incrementare la raccolta in un anno nel quale c’erano eventi come gli Europei di calcio e le Olimpiadi su reti concorrenti (nei primi nove mesi del 2016 Mediaset viaggiava a +2,7%, ndr).
Quindi siamo molto soddisfatti, soprattutto perché nel 2016, sul nostro mercato, ci siamo anche trovati a competere per tutto l’anno con due canali nuovi (Tv8 e Nove, ndr) che prima, di fatto, non esistevano».
E in attesa che si risolva la questione con Vivendi, con cui il progetto più rilevante era la costruzione di una piattaforma pan-europea nella produzione di contenuti e loro distribuzione come Ott anti-Netflix, il Biscione fa affari proprio con Netflix, la piattaforma di streaming a pagamento a cui ha venduto l’esclusiva della mini-serie Francesco, il Papa della gente, in quattro puntate da 50 minuti dedicate alla vita di Papa Bergoglio. «È una esclusiva a Netflix per tutto il mondo, tranne l’Europa», spiega l’a.d. di Mediaset, «poiché nel Vecchio continente volevamo tenerci i diritti per il progetto con Vivendi». La serie, peraltro, sarà trasmessa in prima tv su Canale 5 il 7 e 8 dicembre.
Il film Chiamatemi Francesco, di cui la serie è una versione arricchita, è invece uscito nelle sale italiane già nel dicembre 2015, con incassi per 3,6 milioni di euro e una distribuzione successiva in oltre 40 nazioni. Il progetto complessivo dedicato a Papa Bergoglio, prodotto da Taodue per la regia di Daniele Luchetti, è costato 15 milioni di dollari (14,1 milioni di euro), coperti tutti da Mediaset che ha preferito evitare co-produzioni o vendite anticipate del contenuto a cui il Biscione lavora dal marzo 2013. Certo, c’è il paradosso di fare business con Netflix (oggi la società americana festeggia il Natale con un party alla Posteria di Milano) quando si intendeva creare invece una alleanza europea esattamente contro gli Ott-Over the top a stelle e strisce: «E Netflix voleva i diritti della serie anche per l’Europa», ribadisce Pier Silvio Berlusconi, «ma noi, freschi dell’intesa di aprile con Vivendi, avevamo preferito trattenerli. Poi si sa quello che è successo, il 25 luglio Vivendi si è tirata indietro, e adesso la cosa si risolverà in tribunale. Noi abbiamo subito un torto assoluto, dopo aver firmato un accordo che era stato negoziato per quattro mesi. Il progetto di piattaforma pan-europea rimane comunque valido, e credo saranno ovviamente interessati tutti i broadcaster televisivi che operano in Europa. Era questo il vero punto decisivo dell’intesa con Vivendi, anche se tutti parlano sempre e solo di Premium».
In effetti la pay tv in sé non sembra più essere un business sul quale puntare troppo. I report delle banche d’affari sono concordi nel ritenerlo, a livello continentale, un mercato maturo con indici di redditività decrescenti, e dove comunque non è possibile la coesistenza di due soggetti nello stesso paese.
In Italia, peraltro, Premium non ha mai chiuso un esercizio in utile e si prepara a un rosso vicino ai 200 milioni di euro a fine 2016. Pure Sky Italia, comunque, non brilla per redditività: ha chiuso in rosso tre dei quattro ultimi esercizi, con perdite per 45,9 milioni di euro nel 2013, per 8,6 mln nel 2014, un utile di 24,2 mln nel 2015 e un nuovo rosso da 38,1 milioni di euro nel 2016.

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