Amore e Violenza, il dramma di “una famiglia perbene”

Su Canale 5 dal 3/11 la nuova serie con Cavallari e Zeno

Donne inquiete, ribelli, ferite, fragili, forti, coraggiose, indipendenti, lontane dagli stereotipi.

Sono tra i ritratti ai quali ha dato volto tra cinema e tv, da La Piovra 4 a Pizza Connection, da Il sogno della farfalla a Squadra antimafia, Simona Cavallari, che ha debuttato su un set a nove anni.

Ora torna sul piccolo schermo, in un ruolo più inedito per lei, quello di madre e moglie remissiva “capace però di diventare una leonessa per i figli” spiega l’attrice all’ANSA, nella serie tv in quattro serate, Storia di una famiglia perbene di Stefano Reali, al debutto il 3 novembre in prima serata su Canale 5. Il racconto che ha fra gli interpreti Giuseppe Zeno, Federica Torchetti, Silvia Rossi, Carmine Buschini, Vanni Bramati, Andrea Arru e Marco Falaguasta snoda un intreccio di famiglie, criminalità e destini da rovesciare, ambientato nella Bari Vecchia tra il 1985 e il 1992. La serie, prodotta da 11 marzo Film, adatta l’omonimo romanzo di Rosa Ventrella (Newton Compton) tradotto in 17 Paesi. Protagonista della vicenda è Maria (interpretata nelle diverse età da Silvia Rossi e Federica Torchetti), che conosciamo come 13enne determinata, brillante e ribelle, soprannominata per il carattere insolente Malacarne, cresciuta in una famiglia di pescatori, dal padre Antonio (Zeno), uomo duro e violento, e la mamma amorevole Teresa (Cavallari) insieme ai fratelli. Il legame sempre più forte che l’adolescente stringe con il compagno di scuola Michele (interpretato nelle diverse età da Andrea Arru e Carmine Buschini) suo compagno di scuola, figlio del boss Nicola (Vanni Bramati) diventa centrale in una rete di contrasti, scelte difficili, tragedie e rivelazioni, che coinvolge entrambe le famiglie. “Ho fatto più fatica all’inizio ad amare Teresa – spiega Simona Cavallari -. Mi faceva rabbia il suo silenzio, però la sua intelligenza e furbizia le fanno capire che è meglio ‘lavorare’ nel sottobosco, dicendo magari una parola al momento giusto, per raggiungere i suoi obiettivi, come cercare di far studiare i figli, soprattutto Maria, la più piccola e più dotata”. Nel personaggio “c’è comprensione verso il comportamento del marito, pensando sia motivato dalla frustrazione di non poter mantenere i figli come vorrebbe”. Teresa fa “quel lavoro un po’ nascosto, che ho visto fare a tante donne di generazioni precedenti anche nella mia famiglia. Non perché gli uomini che avessero accanto fossero prepotenti, ma perché erano cresciuti in un cultura maschilista”. Tuttavia quando si verifica un evento tragico che tocca uno dei figli, questa madre “tira fuori la leonessa in se’, tutta la rabbia che ha accumulato per anni”. Simona Cavallari, madre di tre figli, nella realtà è più simile per temperamento a Maria: “Anche grazie a giovani donne come lei si è arrivati a un cambiamento in una cultura oppressiva. Se tutti ci fossimo uniformati senza ribellarci a una società repressiva e omologata, saremmo ancora molto indietro, per quanto ci sia ancora molto da fare, soprattutto in materia di diritti e opportunità per le donne”. L’attrice nel periodo dell’adolescenza e dei vent’anni passava da una produzione all’altra e “mi sono persa delle cose, come una certa spensieratezza. Vivevo la pressione di essere sempre sottoposta a un giudizio. In questo mestiere per andare avanti devi essere strutturata. Serve anche per affrontare l’esposizione ai media, che per me è stata piuttosto pesante soprattutto quando è finita la storia con Daniele (Silvestri)”. Per rifiatare si è presa delle pause lavorative “soprattutto per viaggiare e stare con i miei figli”. Lo ha fatto anche negli ultimi anni, visto che “i due maggiori, Pablo e Santiago (avuti con il cantautore, ndr) sono diventati adolescenti, periodo delicato in cui passano dall’adorarti a criticarti su tutto” commenta sorridendo. Ora la ritroveremo anche a fianco di Can Yaman e Francesca Chillemi nella serie Viola come il mare, mentre prosegue la tournée teatrale come protagonista con Ettore Bassi di ‘Mi amavi ancora…’, “un testo meraviglioso di Florian Zeller, l’autore de Il padre da cui ha anche tratto il film con Anthony Hopkins”. Tra le tappe recenti, il Teatro Nuovo di Ferrara, “dove siamo tornati con le sale a piena capienza. Rivedere un teatro pieno di pubblico è stato commovente… ci siamo emozionati”.

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