Al Taofest, informazione e social oggi più violenti della guerra
“Tutti mi chiedono di fare un film su Trump, e chissà, prima o poi lo farò davvero. Cosa sarà? Una comedy buffa che potrebbe ricordare W., il mio film su Bush del 2008”. A parlare così a Taormina è Oliver Stone, presidente di giuria del Taormina Film Fest, che ritirerà il 4 luglio al Teatro Antico il premio Angelo D’Arrigo dopo la proiezione del suo capolavoro ‘Nato il 4 luglio’ con Tom Cruise, vincitore di due Oscar. Com’è cambiata l’America da quel film? “Quando girai il film, nel 1989, era anche un modo per ricordare all’America quella guerra del Vietnam che aveva già dimenticato. Oggi purtroppo la situazione non è cambiata affatto – spiega il regista – anche perché non è cambiata la politica estera americana che ora guarda all’Iran. La gente non sa davvero cosa è la guerra, non sa cosa significa essere feriti in battaglia. Oggi a peggiorare il tutto – sottolinea ancora Oliver Stone – c’è anche il fatto che la medicina è migliorata e così i feriti di guerra si trovano ‘costretti a vivere’. L’invalidità è peggio che morire giovani”. Comunque negli anni Settanta, argomenta il regista di Platoon, Wall Street, JFK – Un caso ancora aperto e Gli intrighi del potere, “c’era un dibattito più attento sulla guerra da parte dei media, oggi invece l’informazione è più violenta della stessa guerra e i social sono una specie di Pravda, guerrafondai. Basti solo pensare a quello che è successo con O J. Simpson, un caso sui cui si sono buttati tutti, anche perché dietro quella morbosità mediatica ci sono i soldi. La violenza dei film – conclude – è ridicola rispetto a quella dei media”. Per quanto riguarda il tema dell’immigrazione Stone, accompagnato a Taormina dall’affettuosa moglie Sun-jung Jung – che lui chiama ‘la mia Giulietta’ – ha le idee chiare: “So di quello che sta succedendo in Italia, degli sbarchi proprio qui in Sicilia, grazie alle molte immagini che ho visto sulle tv russe e francesi (le sue preferite, dal momento che disprezza i notiziari Usa, ndr). D’altronde – aggiunge Stone – questo fenomeno è un problema mondiale, epocale che c’è ovviamente, come tutti sanno, anche in America. Sono comunque favorevole alla migrazione e ai migranti, ma è un fenomeno complesso, perché se è troppo veloce può avere un effetto dirompente”.
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