«Gremlins»: a 35 anni dall’uscita, arriva il prequel animato

La Warner Bros. ha ordinato una serie animata che racconti l’infanzia di Sam Wing, poi proprietario del negozio di Chinatown nel quale tutto avrebbe avuto inizio, e il suo primo incontro con il piccolo Gizmo. Tra mostri e folklore cinese

Tra corsi e ricorsi cinematografici, nell’era in cui (anche) i mostri sembrano guardare al passato con malcelata ammirazione, Hollywood si è messa all’opera per (ri)portare in auge i Gremlins. Solo, in versione animata. La WarnerMedia, a 35 anni dall’uscita in sala dell’horror formato mostriciattolo, ha ordinato una serie animata che, in dieci episodi, sappia raccontare le origini di Sam Wing.

Il futuro proprietario del negozio, nel quale Gizmo avrebbe poi cominciato la sua strana vita in mezzo agli esseri umani, è visto crescere nella Cina degli anni Venti, dove il folklore, le leggende sui mostri sono ciò che lo accompagna sin da bambino.

Tra spiritelli e storie, Sam Wing incontra Gizmo a soli dieci anni e con lui lascia Shangai per dissotterrare tesori. L’America, quella in cui Rand Peltzer avrebbe cercato (e trovato) un regalo per il figlio Billy, è cosa lontana. E delle tre regole per crescere un Gremlin amico, ancora, non si fa parola.

Gremlin: Secrets of the Mogwai, questo il titolo dato al prequel di futura produzione, dovrebbe seguire Sam Wing e un ladro di strada adolescente, di nome Elle, in un rocambolesco viaggio per la campagna cinese, finalizzato a riconsegnare il già esistente Gizmo alla sua famiglia d’origine. Dovrebbe però essere un ricco industriale a vestire i panni dell’antagonista, perseguitando con il proprio esercito di Gremlins agguerriti, i poveri ragazzi.

Gremlin: Secrets of the Mogwai, i cui tempi di produzione sono ancora sconosciuti, dovrebbe andare in onda sul servizio streaming della Warner Bros. E chissà che Steven Spielberg, interpellato qualche anno fa perché producesse un reboot sui mostriciattoli che non devono bere né mangiare dopo la mezzanotte, possa questa volta abbracciare il progetto.

Claudia Casiraghi, Vanity Fair

 

Exit mobile version