«Biancaneve», un live-action con le musiche di «La La Land»

Il classico Disney, il primo mai realizzato dalla Casa del Topolino, tornerà al cinema con attori in carne ed ossa. Se il cast è ancora ignoto, ad occuparsi delle musiche saranno, invece, Benji Pasek e Justin Paul, duo premio Oscar salito alla ribalta grazie a Damien Chazelle

Aladdin, Il Re Leone, Crudelia De Mon. La lunga lista di classici Disney convertiti in film moderni, con tanto di attori in carne ed ossa e roboanti effetti speciali, non è destinata ad interrompersi. Anzi. A tornare sul grande schermo, ad 82 anni dal proprio debutto cinematografico, è Biancaneve e i setti nani.

La pellicola, la prima prodotta dalla Disney nel corso della sua gloriosa storia, ha già avuto due adattamenti recenti. Ma, questa volta, non ci sarà alcun elemento fantasy ad accompagnare le avventure solitarie della ragazzina soprannominata Neve.

Diversamente da quanto successo con Biancaneve e il cacciatore, dove alla trama originale si è mischiato qualche dato inedito di troppo, la Disney ha oggi promesso un live action fedele al cartone che fu. I nani, gli animaletti del bosco, l’orrenda regina che si fa strega e poi le musiche, impreziosite dal duo più caldo dell’intera Hollywood.

Perché Biancaneve possa, come Aladdin, godere di una struttura musicale impeccabile, la Disney ha scomodato Benji Pasek e Justin Paul. I due, sulla carta, non hanno nomi granché riconoscibili, ma, insieme, lavorando a La La Land, hanno vinto un Oscar per City of Stars, miglior canzone originale, e ottenuto un’altra nomination per le musiche di quello stesso film. Poi, ne hanno avuta una terza con This is me, canzone composta per The Greatest Showman. Pasek e Paul sono, dunque, il fiore all’occhiello della musica versione Hollywood. E, da soli, bastano a rendere vivo un film di cui ancora si sa poco. Pochissimo. Biancaneve non ha un cast né un regista. Ad oggi, pare che la Disney sia in trattative per accaparrarsi il Mark Webb di 500 giorni insieme, ma conferme non ne sono arrivate.

Claudia Casiraghi, Vanity Fair

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