Arte contemporanea e design, la nuova collezione del Quirinale

Dal 2 giugno, Festa della Repubblica, nuove opere arricchiscono le stanze del Colle. L’iniziativa del Presidente Mattarella: il Palazzo si apre alla creatività

Non più solo i fastosi arredi storici e gli straordinari esemplari d’arte antica conservati nei suoi saloni: il Quirinale, sede della Presidenza della Repubblica, si arricchisce di una collezione d’arte contemporanea, una significativa antologia di pittura, scultura, fotografia e design italiano, omaggio alla creatività e alla produttività del Paese dal dopoguerra a oggi. Con opere, tra gli altri, di Giorgio de Chirico, Francesco Messina, Afro e Mirko Basaldella, Alberto Burri, Lucio Fontana, Renato Guttuso, Gio Ponti, Piero Fornasetti, Franco Albini, Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Vico Magistretti, Carlo Mollino, Marco Zanuso, Gae Aulenti, Gaetano Pesce…

Quirinale contemporaneo il titolo scelto per questo progetto, curato da Cristina Mazzantini, che prenderà il via ufficialmente domenica, Festa della Repubblica, e che in gran parte sarà visibile anche dal pubblico secondo le consuete modalità di accesso al Palazzo dalla storia plurisecolare: ex residenza di Papi, poi reggia napoleonica e dei Savoia nel periodo postunitario, infine «Casa degli Italiani, di ieri e di oggi», concetto su cui molto si è insistito presentando ieri l’iniziativa.

«Siamo partiti da una constatazione — ha spiegato il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti — ovvero dal fatto che il ricchissimo patrimonio conservato all’interno del Quirinale si arrestava al Regno d’Italia. Ma questo è un palazzo vivo, dove il Capo dello Stato svolge le sue funzioni istituzionali, con una media di 500 visitatori al giorno. Da qui l’idea del Presidente Sergio Mattarella di colmare questa lacuna, inserendo opere d’arte italiana e di design del periodo repubblicano. Non è una mostra permanente, è la vita stessa del Palazzo che prosegue aprendosi alla creatività».

Ventuno gli artisti selezionati, 32 i designer, settanta le opere scelte spaziando a 360 gradi fra scuole, correnti e materiali di produzione. Con un’unica, voluta, esclusione: la plastica, materiale spesso, e tanto più in passato, legato alla creatività, oggi però visto anche nella sua problematicità legata a emergenze ambientali. Per le opere — tolte spese di trasporto, installazione e assicurazione — non sono stati usati fondi pubblici. Due le formule utilizzate: accordi di comodato gratuito e di lungo periodo con Fondazioni, artisti, eredi (per le opere). E doni delle aziende per quanto concerne il design. Per gli inserimenti dei singoli lavori si è proceduto con un approccio «estremamente garbato — ha spiegato Mazzantini — senza accostamenti azzardati e soprattutto senza stravolgere la natura del Palazzo, luogo particolarissimo». Lasciate dunque intatte le Sale degli Arazzi, degli Specchi e il Salone delle Feste (insiemi nei quali gli arredi originali hanno mantenuto un’assoluta integrità). Per il resto le opere hanno trovato spazio dal piano nobile ai giardini, dagli studi del Presidente fino al Torrino, di norma riservato a cene di Stato. Ad accogliere il visitatore, nel Cortile d’Onore, il monumentale Disco in forma di rosa del deserto (1993-94) di Arnaldo Pomodoro e un dittico di sculture di Piero Consagra: Colloquio mitico (1959) e Miraggio mediterraneo (1961). Poco più in là, nel Portico, il Giovane Atleta in granito verde di Francesco Messina (1934, realizzato nel 1992) e nella Galleria delle Regioni il Leone bronzeo di Davide Rivalta, classe 1974, l’artista più giovane della compagine. Gli altri nomi ancora in attività, tra gli artisti, oltre a Pomodoro, quelli di Maria Cristina Finucci (qui la plastica si affaccia, ma in chiave «militante» per un’opera composta da tappi e intitolata Help the oceans), di Massimo Listri, Giovanni Frangi e Giosetta Fioroni, presente con due opere: Ricordo di bambina, «argento» su tela del 1969-70, e il più recente Casa di Goffredo con cometa (1997).

Al piano nobile — in un susseguirsi di specchiere, consolle, arazzi, mosaici, ebanisterie del Piffetti e altri magnifici apparati d’antan — spazio al tandem Ponti-Fornasetti con il bel Trumeau Architettura, realizzato a quattro mani nel 1951 (Sala della Vittoria), ai due gessi figurativi di Fausto Melotti che si fronteggiano nella Sala delle Dame, o ai due grandi vinilici su tela di Carla Accardi, cui sono affiancate, nella Sala della Musica, opere di Antonio Sanfilippo, suo marito e compagno d’arte dai tempi dell’astrattismo di Forma 1 nel secondo dopoguerra.

Il viaggio nel Novecento prosegue con il Grande Cardinale in legno dorato di Manzù, nella Cappella Paolina; con il doppio de Chirico del periodo neo-metafisico nella Palazzina del Fuga; con il Cavallo di Marino Marini, un bronzo fuso negli anni Sessanta su una consolle in marmo e oro; con un Burri che troneggia nella Sala di Augusto (Nero e oro, 1992); con il Concetto Spaziale, Venice moon di Fontana, 1961, nella Prima Sala di rappresentanza; con un Alfabeto ricamato da Alighiero Boetti nella Sala delle Api e con un Telaio di Maria Lai in legno, stoffa, filo. Il tutto intervallato da sedie, tavoli, poltrone e lampade frutto del genio italico: i designer ma anche le aziende, da Cassina a Fontana Arte, da Flos a Venini.

Edoardo Sassi, Il Corriere della Sera

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