Victoria Beckham, patrimonio da 380 milioni, chiede i fondi del governo per pagare i dipendenti

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È diventata un caso all’estero la richiesta avanzata dall’azienda di Victoria Beckham di accedere ai fondi stanziati dal governo inglese per supportare le aziende in difficoltà a causa del coronavirus. La moglie di David Beckham, con un patrimonio complessivo che ammonterebbe a circa 335 milioni di sterline, ha chiesto di accedere agli aiuti statali per gli stipendi di 30 dipendenti.

È diventata una caso all’estero la richiesta avanzata dall’azienda di moda di Victoria Beckham di accedere ai fondi messi a disposizione dal governo britannico alle aziende entrate in crisi a causa del coronavirus. La notizia, riportata dal Sun e da The Mirror, è diventata virale tanto da arrivare in Italia. La stilista, ex Posh Spice, è stata aspramente criticata per avere chiesto di attivare gli ammortizzatori sociali per far fronte al pagamento degli stipendi di 30 dei dipendenti del suo marchio. Si tratta di una misura che lo stato britannico mette a disposizione alle aziende in difficoltà a causa del coronavirus come quella dell’ex Spice Girl. Il marchio di moda di Victoria ha il diritto di accedervi ma, in considerazione del patrimonio personale di 335 milioni di sterline del quale gode la moglie di David Beckham (circa 380 milioni di euro), la richiesta di attingere ai fondi stanziati eccezionalmente per far fronte all’emergenza coronavirus le è valsa numerose critiche.

A schierarsi contro la moglie di David Beckham è stato, tra gli altri, il giornalista Piers Morgan che, durante la trasmissione televisiva Good Morning Britain, ha definito Victoria “una milionaria prima donna viziata”. A difendere l’ex Spice Girl è stata la conduttrice del programma Susanna Reid secondo la quale Victoria avrebbe già rinunciato al proprio stipendio e starebbe cercando di fornire il più possibile supporto agli inglesi per far fronte all’emergenza in corso. Ha aggiunto, inoltre, che sarebbe stato compito del governo rendere maggiormente chiare le linee guida fornite alle aziende per far fronte alla richiesta di fondi destinati all’emergenza. Secondo Piers, invece, “non è compito dello stato fornire agli imprenditori una bussola morale” che, ritiene il giornalista, avrebbe dovuto spronare Victoria a non fare richiesta di fondi che potrebbero essere vitali altrove, potendo disporre di un notevole patrimonio cui attingere durante la crisi.

I 30 dipendenti coinvolti nel piano di ammortizzatori sociali richiesto dall’azienda di Victoria sarebbero quelli impiegati nel settore marketing, quelli adibiti al supporto clienti e quelli assegnati al negozio sito nel quartiere londinese di Mayfair. Ricorrere ai fondi stanziati dal governo inglese per l’emergenza consentirà ai lavoratori in questione di continuare a ricevere l’intero stipendio: l’80% di esso sarà coperto dallo stato, per un massimo di 2500 sterline al mese. Victoria, sebbene non obbligata a farlo, si sfarebbe carico del restante 20%.

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