Angelo Guglielmi compie 90 anni

Esce suo libro di racconti sparsi più tre suoi saggi su Gadda

Angelo Guglielmi compie 90 anni. Originario di Arona, dove è nato il 2 aprile del 1929, nella sua lunga e attivissima vita se ne nascondono almeno quattro: quella del critico letterario, del direttore della terza rete televisiva, del presidente dell’Istituto Luce e infine dell’assessore alla Cultura per il Comune di Bologna, oltre che di affermato editorialista e prolifico scrittore. Entrato in Rai nel 1955, ha diretto Rai3 dal 1987 al 1994, dando vita a una rete audace e innovativa e creando quella che è stata battezzata la tv della realtà. Sotto la sua direzione sono nati programmi come Samarcanda, Blob, Telefono giallo, Quelli che il calcio (ora in onda su Rai2), La tv delle ragazze, Avanzi, Mi manda Lubrano, Chi l’ha visto?, Ultimo minuto e Un giorno in pretura e vengono lanciati personaggi come Michele Santoro, Serena Dandini, Fabio Fazio, Piero Chiambretti, Giuliano Ferrara e Daniele Luttazzi. Guglielmi ha avuto amici che hanno fatto la storia del ‘900, è stato tra i fondatori del Gruppo 63 con Umberto Eco e Edoardo Sanguineti. Per anni critico letterario per L’Espresso, oggi scrive per Tuttolibri – La Stampa. Sta per uscire la sua ultima fatica letteraria (edita da La Nave di Teseo), ‘Sfido a riconoscermi – Racconti sparsi’ (più tre saggi su Gadda, che verranno messi appunto in una sorta di “tasca” del libro). Un modo di rendere omaggio a uno degli intellettuali principali del nostro tempo, in occasione del suo anniversario tondo. Un racconto fitto di incontri letterari e personali: da Gadda ad Arbasino, da Calvino a Umberto Eco, da Moravia a Pasolini dal Neorealismo ai reality in tv. Quel che resta del Novecento italiano in racconti sparsi di vita e di lavoro (di critica letteraria, di cinema, di televisione e di politica). E per la prima volta raccolti in volume i suoi leggendari tre saggi su Gadda.”Io non ho mai scritto di me – spiega – ho in odio l’autobiografia, ritenendola il male degli ultimi trent’anni della narrativa italiana, ma sento il bisogno di esternare alcuni ricordi della mia vita di bambino e di adolescente, che per la loro diciamo singolarità sono decisivi per dare il giusto significato alle performance, le incertezze e i fallimenti della mia vita di adulto. Giacché molte cose non tornano nella mia vita, e ciò che pare certo diventa pericolante né impedisce esiti finali indesiderati. Forse il contenuto di quei ricordi ci fornisce qualche luce di chiarimento. Dunque un piccolo breviario laico, da prendere e abbandonare all’occasione, costituito di ricordi autobiografici, giudizi e considerazioni sulla letteratura italiana da metà del secolo scorso a oggi, sulla televisione, sul cinema, sulla politica (che sono i quattro ambiti in cui mi sono impegnato nella mia lunga carriera di lavoro)”. Guglielmi parla anche dei giornalisti: “Si dividono in giornalisti, grandi giornalisti e grandi direttori giornalisti. Di grandi direttori giornalisti come non citare Montanelli, Ottone e Scalfari, tra i grandi giornalisti Bocca, Biagi, un tempo Emanuelli, ma di grandi direttori ne conosco solo uno: Sandro Curzi, che aveva un fiuto straordinario e mai sbagliava il senso complessivo di quello che stava accadendo.Dei suoi telegiornali era straordinaria la scaletta, che ti sorprendeva per l’ordine in cui si susseguivano i fatti raccontati, magari figurando al primo posto una notizia cui tu non avevi dato particolare importanza e che poi scopri essere il primo indizio di ciò che sta per accadere. Seguire telegiornali di Curzi era il modo sicuro per sapere in che paese anzi in che mondo stavi vivendo”. Quindi parla dell’amicizia storica con Beniamino Placido, Tatti Sanguineti, Eco, Arbasino. Ci sono anche ricordi dell’infanzia di Guglielmi assolutamente inediti: “Allora avevo otto anni poi nove e vivevo a Roma; nel 1937 e 1938 prima muore D’Annunzio poi Marconi; io ricordo vividamente e, senza temere smentite, di avere partecipato ai funerali dell’uno e dell’altro con decisione autonoma, da solo, camminando a piedi da via Etruria, dove abitavo (quartiere San Giovanni)… sento i discorsi degli officianti, anche quello di Mussolini. Ripeto, lo ricordo, senza tema di smentita con vividezza indiscutibile per tutti gli anni della mia lunga vita (e alle volte ne parlo anche adesso) l’ho raccontato e lo racconto ad amici e parenti.Ma avevo solo otto o nove anni e non avevo prove che lo confermassero. È possibile che corrisponda a qualcosa di realisticamente accaduto? No, non è possibile; Allora i ricordi sono bugiardi? Sì, sono bugiardi, ma sono anche veri per chi li percepisce. E allora come è nato (cosa nasconde) il mio ricordo-bugia…”.

Nicoletta Tamberlich, Ansa

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