Asia Argento: «The Voice con Morgan? Sarebbe una figata (ma nessuno mi ha contattata)»

Dopo i rumors delle ultime settimane, l’attrice parla dell’ipotesi sollevata dal direttore di Raidue Carlo Freccero di volerla come coach della prossima edizione del talent-show insieme all’ex compagno

La notizia che Carlo Freccero la volesse fra i coach della nuova stagione di The Voice of Italy insieme a Morgan, Asia Argento – proprio come il suo ex compagno – l’ha saputa insieme agli altri, senza che nessuna trattativa sia stata aperta. «L’ho letto, ma nessuno mi ha ancora contattata», ha fatto sapere l’attrice a La Stampa accogliendo con entusiasmo l’idea di lavorare insieme all’ex. «Lavorare con Marco in un programma simile mi piacerebbe, darebbe grandi stimoli. Noi due ci siamo contaminati tanto in passato.Sarebbe una figata».

La data di partenza del programma è fissata per il prossimo 16 aprile su Raidue con la conduzione di Simona Ventura e, aspettando che il telefono squilli, Asia si dedica ad altro. In particolare alla promozione di Gloria, il brano inciso insieme agli Inodchine, uno dei gruppi pop-rock più popolari di Francia. Decisamente più tranquillo rispetto alla politica che, ammette la Argento, continua a turbarla anche a distanza: «Noi ci troviamo in una posizione geografica che ci fa scontrare con questa realtà. Io sono per l’integrazione e mi vergogno molto dei discorsi che vengono fatti dai nostri politici. Mi fa del male. E, visto che in questo momento ci sono tante cose intorno a me che sono difficili, ho preferito mantenere le distanze».

Eppure qualche parolina sul Ministro dell’Interno Matteo Salvini, Asia ci tiene a dirla: «Non voglio saperne più nulla, mi sono tolta da Twitter. Anche quando hanno messo la mia faccia nei post con #leinoncisarà al raduno leghista di Roma, ho lasciato perdere, tanto è una partita persa. Non ce la faccio più, loro sono in tanti, io sono sola». E chissà se, qualora andasse davvero a The Voice, il discorso non ripartirebbe proprio in televisione, con Morgan al suo fianco.

Mario Manca, Vanity Fair

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