Giovanni Ciacci: «Senza la libertà non siamo niente»

Il costumista dedica le sue «Favole arcobaleno» a chi ha lottato e lotta per i diritti civili: Lady Diana, Tiziano Ferro, Ellen DeGeneres. E qui ci racconta il perché li ha scelti e la favola che manca: «La storia di un’adozione da single, per una coppia omosessuale»

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è giovanni-ciacci.jpg

Una delle parole che Giovanni Ciacci ripete più spesso è «libertà». Quarantotto anni, toscano, una vita da costumista in Rai, esperto di look, primo concorrente – uomo – ad aver partecipato in coppia a Ballando con le stelle con un altro ballerino, uomo. E sempre alla libertà ha deciso di dedicare il suo ultimo libro, il primo per bambini. Favole Arcobaleno (Vallardi Editore) è dedicato a 52 personaggi che, spiega, l’hanno incuriosito. Per la più semplice, a suo dire, delle ragioni: «Hanno fatto tantissimo inconsapevolmente o consapevolmente per la libertà delle altre persone. Hanno lottato per i diritti civili».

Oggi a che punto siamo?
«La strada ancora è molto lunga. Spesso sui social capita di leggere troppo odio, troppe discriminazioni. Ci vorrebbe davvero qualcosa di forte contro i leoni da tastiera».

Pensando all’Italia, quali sono i suoi eroi di oggi?
«Vladimir Luxuria, una donna che si è sempre battuta per la libertà. E Imma Battaglia, anche lei una grande attivista per i diritti civili. Con il suo matrimonio con Eva Grimaldi ha dimostrato che l’amore è amore, senza distinzioni».

Tra le sue favole cita la conduttrice americana Ellen DeGeneres. Cosa ci insegna?
«Che dire la verità rende liberi. Non bisogna ingannare il pubblico, lei ha fatto outing in un episodio della serie tv di cui era protagonista (Ellen). Era il 1997. Insegna a non nascondersi, a lottare per la libertà».

Un altro protagonista è Tiziano Ferro.
«Ha rivendicato la libertà di sposarsi con amore, di sposare un altro uomo. So che ora vuole diventare padre. Glielo auguro».

Ha dichiarato che avrebbe voluto raccontare anche la favola di Raffaella Carrà
«Sì ma purtroppo l’ok per la pubblicazione è arrivato troppo tardi e sono stato costretto a lasciarla fuori. Lei è una delle più coraggiose, una vera amazzone. Nel 1978 cantava Com’è bello far l’amore da Trieste in giù… Un vero inno al femminismo».

Altra favola: Lady Diana.
«Anche lei ha fatto qualcosa per la libertà di tutti. Quando l’AIDS faceva tantissima paura e ammazzava tanta gente, Diana Spencer ha iniziato a parlarne. E non solo parole: andava a trovare i malati in ospedale, li toccava, dimostrando quanta disinformazione ci potesse essere ancora intorno alla malattia. Andava lì in veste di principessa, la casa reale prima non l’aveva mai fatto. Resta un esempio di grande generosità».

Ricky Martin.
«Ha detto di essere gay quand’era il sex symbol dell’America latina, il ragazzo d’oro che tutte le donne volevano portare a letto. Oggi è sposato con un uomo, insieme hanno quattro figli. Il pubblico l’ha capito. Ha parlato di maternità surrogata. Io personalmente sarei più per l’adozione ma purtroppo nel nostro Paese per un single o per una coppia omosessuale non è ancora possibile. Mi chiedo perché negare di dare amore? Ecco la favola di un’adozione è quella che manca e che vorrei raccontare».

Vanityfair.it

Torna in alto