‘Ralph Spacca Internet’, parlano i registi: “L’amicizia vera affronta differenze e distanze”

L’amicizia tra la coniglietta Judy Hopps e la volpe Nick Wilde, con tutte le loro differenze – lei poliziotta, lui criminale, lei erbivora e lui carnivoro – era al centro del film premio Oscar Zootropolis per spiegare ai bambini che anche chi è molto diverso può andare d’accordo e unirsi per un obiettivo comune. Oggi il regista e lo sceneggiatore di quel cartoon Disney consegnano al pubblico una nuova variazione sul tema dell’amicizia e delle sfide che si trova ad affrontare: con Ralph Spacca Internet Rich Moore e Phil Johnston (che debutta così alla regia) riprendono i protagonisti di Ralph Spaccatutto, il cattivo dei videogame anni Ottanta Ralph e la giovanissima pilota Vanellope von Schweetz, principessa in incognito, per lanciarli in una nuova avventura: la rete.

Saranno costretti a lasciare la sala giochi di Litwak per avventurarsi nel grande, inesplorato ed elettrizzante mondo di Internet per salvare il videogame di cui lei è protagonista, Sugar Rush – una corsa tra dolci e strade di cioccolata. Ralph e Vanellope dovranno andare alla ricerca di un pezzo di ricambio e finiranno in una situazione fuori dalla loro portata, potranno fare affidamento solo sui cittadini di Internet e sulla loro intraprendenza per trovare la giusta direzione e risolvere questo guaio. La loro amicizia però verrà messa a dura prova quando Vanellope capirà che ci sono nuove cose che vuole esplorare e nuovi mondi che vuole conoscere anche se lontani da Ralph.

Siete riusciti a raccontare il mondo di Internet in modo divertente ma anche complesso, ne avete sottolineato l’aspetto infantile ma anche i pericoli che nasconde, la sua ricchezza e anche la libertà che consente. È stato difficile tenere tutto assieme?
Rich Moore: “Sì, è stata dura. Perché dovevamo tenere insieme l’aspetto visivo della rete, che è stato realizzato da testa a piedi, la parte emozionale e poi la storia. Ci siamo dovuti chiedere perché i nostri protagonisti finiscono dentro Internet.  Alla fine volevamo che si sentissero bene, che trovassero la rete un buon posto, con la parte infantile della storia ma anche quella rischiosa. Di certo non siamo riusciti a fare tutto questo dalla mattina alla sera, ci sono voluti anni di lavoro per trovare il giusto look, le location e mettere in equilibrio tutti questi elementi”.

Il vostro film suggerisce che la vera amicizia può affrontare le differenze, la distanza e i problemi… un tema tosto per un bambino. Cosa avevate in testa quando avete affrontato questo aspetto del film?
Phil Johnston: “Le relazioni, che siano quelle di amicizia o un matrimonio o fra figli e genitori, attraversano dei cambiamenti, è una costante della nostra vita. Noi volevamo che l’amicizia tra Ralph e Vanellope affrontasse la sfida di confrontarsi con desideri diversi. Volevamo far capire che anche se uno vuole una cosa e l’altro ne vuole un’altra si può comunque essere amici. Io sono cresciuto in una cittadina nel mezzo dell’America e poi mi sono trasferito a New York, quindi riuscire a tenere vive le amicizie a casa è stata per me una sfida, ma ci sono riuscito. E oggi che ho 40 anni ho ancora degli amici di quando ne avevo 8, anche se le nostre vite sono molto diverse. Credo che sia un buon messaggio per i ragazzi: l’amicizia può sopravvivere ai cambiamenti”.

Il vostro film precedente, ‘Zootropolis’, ha vinto l’Oscar. Cosa significa un Academy Award per un film di animazione che impiega almeno quattro anni per essere realizzato?
Rich Moore: “L’Oscar per un attore è il riconoscimento al proprio lavoro, idem per uno sceneggiatore, il premio va all’individuo ma nel campo dell’animazione è diverso perché è destinato all’intera troupe, alle centinaia di persone che lavorano al film. E anche se solo tre persone sono salite sul palco del Kodak Theater quel premio appartiene a tutte le 800 persone che hanno contribuito alla sua realizzazione. Il giorno dopo l’Oscar siamo arrivati allo studio con la statuetta e abbiamo dato l’opportunità a tutti quelli che avevano lavorato al film di tenerla in mano per un momento e farsi una foto. Perché un gruppo enorme di persone ha fatto quel film e per me è stato molto importante che tutti ne avessero piena consapevolezza”.

Topolino ha compiuto 90 anni, sono passati tanti anni ma siamo ancora qui con l’animazione in un mondo cinematografico che però è molto cambiato. L’impressione è che nel confronto col cinema live action, con l’eccezione forse dei film dei supereroi, i cartoon siano gli unici a portare ancora tanta gente in sala. Perché secondo voi?
Phil Johnston: “L’animazione, più di ogni altro mezzo, secondo me fa scattare la scintilla dell’immaginazione. Le famiglie possono andare insieme al cinema e provare qualcosa, magari ognuno qualcosa di diverso ma comunque qualcosa… è questo che io credo fa sì che la gente abbia voglia di andare al cinema insieme. L’animazione è 100% creatività, spettatori di tutte le età, bambini, adulti possono sollecitare la loro immaginazione e lasciarla viaggiare libera”.

 Chiara Ugolini, Repubblica.it

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