Bellucci, essere icona come la Ekberg è pericoloso

L’attrice a Torino per il documentario The girl in the fountain

 “Essere un’icona come Anita Ekberg è pericoloso, ti mettono in una teca di vetro e non ne esci più.

Oggi non è così, c’è la vita vera da vivere e un’attrice può dire tranquillamente: ‘Non ho più venti, trenta, quaranta e neppure cinquant’anni…”.

Così, con grande disinvoltura, Monica Bellucci, 57 anni, si confronta con il problema del tempo che passa sorridendo. Al Torino Film Festival, dove terrà una master class e riceverà il premio Stella della Mole, la Bellucci è per presentare il film-documentario The girl in the fountain di Antongiulio Panizzi in cui interpreta un’attrice, che pur essendo mediterranea, e dunque molto lontana dai canoni estetici di Anita Ekberg, deve interpretarla. Il documentario, in sala il 1 e il 2 dicembre con la Eagle, secondo la Bellucci racconta la storia, a volte triste, di una star che ha vissuto negli anni sbagliati. “Per fortuna oggi – dice – i tempi sono cambiati e io ho avuto l’ opportunità di fare altre scelte e non sentirmi così chiusa dentro uno stereotipo. Il fatto è che era allora un periodo storico totalmente diverso. Quando Anita Ekberg lavorava in Italia si diceva, ad esempio, che per un’attrice era meglio non fare figli perché se no si sarebbe vista non più come un oggetto del desiderio, ma come una madre”. E ancora la Bellucci a Torino: “La sua libertà di costumi da donna del Nord Europa era vista poi con sospetto, messa in un cliché. Allora poi, dopo una certa età, per una donna era difficile fare carriera specie, come era stato per lei, senza una protezione maschile”. Questo film documentario diviso tra immagini di repertorio e fiction è: “un piccolo gioiello utile a dare luce a questa donna a cui è stata tolta per troppo tempo durante la sua vita. Una donna che, come si vede anche nella scena dell’arco, ci ha insegnato a difenderci. Lei è sempre stata un’immagine positiva di cui tutti si sono innamorati. Un’immagine che mi è venuta voglia di difendere”. Per la Bellucci molte sono le similitudini tra la Ekberg e Maria Callas che che ha interpretato nello spettacolo MARIA CALLAS – LETTERE E MEMORIE con la regia di Tom Volf: “Sono due donne con esistenze fortissime, ma anche molto tragiche che hanno vissuto tra luce e l’ombra. Ho visto un’intervista emblematica alla Callas tre anni prima della sua morte in cui le si diceva con grande crudeltà ‘lei non ha più voce, non ha più marito’. Oggi chi mai farebbe una cosa simile. Qualcosa è cambiato e sta cambiando, nessuno osa oggi rivolgersi così a una donna”. Cosa si prova a interpretare due miti come la Ekberg e la Callas? “Quando si accetta un ruolo si ha sempre paura, ma quando le cose poi si fanno con amore tutto viene bene. E poi era un modo per fare un inno ad entrambe, un inno che meritano sicuramente”.

ansa.it

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