Camilleri, io come Tiresia, sfido l’eternità

Evento da 300 copie con lo scrittore ormai cieco, è lezione di vita

Andrea Camilleri, 93 anni, sembra assente, privo di forze, oggi a Roma alla Casa del Cinema, ma quando gli si fa una domanda si rianima e la voce diventa quella di un ragazzo. Lo scrittore, ormai cieco, è qui per presentare ‘Conversazione su Tiresia’, spettacolo teatrale da lui scritto e interpretato al Teatro Greco di Siracusa a giugno di quest’anno e divenuto un film diretto da Roberto Andò e Stefano Vicario, in sala dal 5 al 7 novembre distribuito da Nexo in circa 300 copie. Camilleri non si tira indietro in conferenza stampa per presentare questo spettacolo che potrebbe approdare anche nelle scuole e da lui arriva alla fine una lezione di vita in cui parla dell’indovino cieco di cui già si legge nell’Odissea, di donne, sfide, eternità, cecità, teatro e futuro. Ecco cosa ha detto:

SFIDA – “Stare da solo, cieco, su quell’immenso palcoscenico del Teatro Greco di Siracusa e parlare, raccontare una storia per un’ora e mezzo è stata più che altro una grossa sfida con me stesso. Ho raccolto grazie a Valentina Alferj tutto il materiale possibile su Tiresia. E dopo venti giorni avevamo ben quattro faldoni. Il fatto è che questo personaggio ha attraversato tutta la letteratura da allora ai giorni nostri”.

TIRESIA – Perché proprio Tiresia? Perché questo personaggio, malgrado la cecità, vede non solo il presente, ma anche il futuro. E poi c’era la mia nuova condizione di cieco che mi ha spinto a parlare di questo personaggio visto che sostengo, un po’ come faceva lui, che da quando sono cieco vedo le cose molto più chiaramente. Infine di Tiresia hanno parlato tutti, da Esiodo a Dante passando per Pound ed Elliott. È prismatico: è stato uomo e donna, un personaggio che sembra fatto di pongo.

ETERNITÀ – Ci sono luoghi magici come il Teatro Greco di Siracusa che sono come navi spaziali, navi che si muovono nel tempo e non nello spazio. Sono cattedrali che quando ci metti il piede ti sembra di entrare in un’astronave. Quando mi sono trovato tra quelle pietre ho pensato che lì c’era stato un signore che si chiamava Eschilo. Per me è stata una commozione profonda vicina all’eternità.

DONNE – È arrivato per noi il momento di cedere le armi alle donne. Come ‘ex uomo’ mi sento esausto e auspico che il mondo sia dominato finalmente dal mondo femminile. Poi le donne hanno qualcosa che noi non abbiamo: danno la vita. Sono loro la vera matrice dell’universo e questo significa una cosa: prima di fare del male ci pensano molto. E, infine, sono più disposte al compromesso di noi.

FUTURO – Rifare questo spettacolo? Perché no, ma solo dopo una lunga clausura e dello yoga. Dovete sapere che io ogni mattina scrivo. Sono come un impiegato della scrittura, ma dopo questo spettacolo mi sono bloccato per un intero mese. A parte questo, lo rifarei, sempre che alla mia età sia ancora insieme a voi. Se dovessi dar retta mio passaporto, potrei stare tranquillo: scade nel 2024.

Francesco Gallo, Ansa

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