Osvaldo Bevilacqua non lascia Sereno Variabile

Più spazio a Giovanni Muciaccia, ma il giornalista farà un intervento mirato in tutte le puntate. Ci presenta il suo libro e ci racconta l’Italia e il suo patrimonio artistico

Gli assidui frequentatori di percorsi storici, gli amanti degli irraggiungibili borghi medievali e gli appassionati delle bellezze nostrane possono dormire sogni tranquilli. Il celebre programma di Rai 2, “Sereno Variabile”, non perderà il suo “re”. A quasi 40 anni di attività – proprio a novembre scatterà il quarto decennio – Osvaldo Bevilacqua rimane al timone della sua creatura, nata sul finir degli anni ‘70. Certo, nelle prossime stagioni ci sarà più spazio per Giovanni Muciaccia (che coconduce “Sereno Variabile Estate” insieme a Bevilacqua), ma il capitano resterà all’interno di tutte le puntate con un intervento mirato. «Nessuna fuga», puntualizza Bevilacqua. La trasmissione del conduttore, che da generazioni tiene compagnia agli italiani, è entrata nel Guinness World Records come il programma tv di viaggi di più lunga durata, a livello mondiale, e sempre condotto dalla stessa persona.

Il 3 settembre sarà l’ultima puntata di “Sereno Variabile” in coconduzione con Giovanni Muciaccia. La prossima stagione in che veste la rivedremo?
«Qualcuno ha esagerato, hanno scritto che abbandono, che lascio. Non è così. Intanto penso di non aver nessun problema, quindi continuo tranquillamente, anzi mi diverte viaggiare. Mi chiedono come faccio a dormire 4 ore a notte, ma io da sempre dormo poco. Ho diversi progetti che sto portando avanti per la Rai, che prevedono il web e il mondo digitale. Comunque non abbandono niente, resto sempre al timone. Starò all’interno di tutte le puntate con un mio intervento mirato, ma preparo anche altre cose per l’Azienda. C’è soprattutto la felicità di avere un erede come Giovanni Muciaccia, un personaggio veramente simpatico, un bravo ragazzo con i suoi valori. Abbiamo pensato molto su chi scegliere e che riuscisse a calarsi nella realtà di Sereno Variabile. Chi ci segue è gente che non vuole sentire urla, strepitii o scoop. Portiamo le eccellenze italiane nelle sale dei telespettatori. Ci voleva lui (Muciaccia, ndr) per come è educato, Bevilacqua rimane al timone come autore. Qualcuno ha esagerato nei titoli».

 La ricetta rimarrà sempre la stessa o ci sarà qualche cambiamento?
«Ci saranno cambiamenti. Ad esempio, io so andare a cavallo, in barca, ma queste cose ormai non le faccio più. Non perché non me la senta, ma io faccio il giornalista. Giovanni, invece, lui si diverte molto: va sottacqua; si diverte a mettere le mani in pasta con gli chef; va a scoprire il territorio a cavallo. Fa quelle cose che non posso fare io per il mio ruolo».

In tutti i viaggi ha percorso per il programma circa 3 milioni di chilometri solo in Italia, come ha trovato il nostro Paese?
«Sereno Variabile ha fatto scuola, vengo da 30 anni di radio, lo strumento più affascinate e più intimo. Puoi ascoltarlo dove vuoi. Ho fatto tanta promozione al nostro paese. Mi ricordo i primi anni, avevamo a che fare con i giornali tedeschi: la Germania è il flusso più importante per l’economia, dobbiamo coccolarceli. I primi giornali che uscivano contro l’Italia avevano ragione, ma partivano da un dato di fatto per ricamarci sopra. Dicevano ai tedeschi: visitate l’Italia prima che gli italiani la distruggano. I danni sono stati fatti, ma ci teniamo un paese bello con un bel popolo. Siamo la culla della civiltà. Gli italiani sono gli italiani, hanno gusto, sanno mangiare, vivere. La stampa, le radio private, le tv private, tutti insieme hanno lavorato per far scoprire il proprio paese. Ora c’è consapevolezza, oggi il turismo di massa è alle nostre spalle. Si prepara il gruppo che va a scoprire, si viaggia con più consapevolezza. C’è, poi, questa diga dei giovani che esigono il rispetto per l’ambiente, il rispetto per l’arte. Non siamo arrivati al massimo, ma possiamo fare di più e pensare a un futuro con più consapevolezza».

Come è tenuto il nostro patrimonio artistico?
«I privati hanno fatto dei danni in passato, oggi meno non perché siano più coscienti ma per leggi più rigorose. Le associazioni, il terzo settore stanno facendo molto. Ho visto cose che mi hanno piacevolmente colpito, ho incontrato ragazzi andati all’estero, dove hanno avuto successo, e poi sono tornati. Ad esempio c’è questo ragazzo delle Marche che, una volta tornato in Italia, ha preso il gregge del papà, un pastore. Ebbene, ha iniziato a fare yogurt e formaggi specializzati. Ci sono privati che stanno facendo grande l’Italia».

E i turisti cosiddetti maleducati che visitano le nostre città d’arte?
«Anche noi un tempo eravamo turisti. Io però cerco sempre di fare una differenza tra turista e viaggiatore. Avere consapevolezza significa anche essere viaggiatori, non sono i turisti che vanno a distruggere i luoghi. Ci sono paesi moderni che sono turisti con la “t” minuscola, poi ci sono i turisti con la “t” maiuscola e poi i “v” come viaggiatori. I tifosi, ad esempio, che vengono in visita nelle città per una partita di calcio, sono unni che devastano, sono come i vandali che scendevano e bruciavano tutto. Ma tutto il mondo è paese».

Una domanda sul suo libro uscito qualche settimana fa, che cos’è Antiche strade d’Italia?
«Questo viaggio fatto sulle antiche strade d’Italia è ripercorre quello che facevano i pellegrini a piedi un tempo. Sono quattro i filoni importanti. La via Francigena, che dal nord arriva in Italia fino a San Pietro, poi c’era la Francigena del sud che arrivava fino a Brindisi e da dove i pellegrini si imbarcavano per andare in Terra Santa. La via del sale, tipo la Salaria, sono strade presenti in tutta Italia. La più emblematica è, appunto, la Salaria. C’è poi una via spettacolare, la rotta dei Fenici, popolo quasi dimenticato, e sono quelli che sono approdati in Sicilia e in Sardegna. Anche lì esistono percorsi meravigliosi da scoprire. Leggendo questo volume ti diverti a scoprire delle cose che hai in casa o vicino casa. Vuole essere un libro utile, una guida utile che sorprende. Mi piace sapere di aver sorpreso i miei lettori».

Rai 2 è risultata una rete molto in crescita grazie a Mika e alle fiction, può essere questa la tv sperimentale che funziona?
«Anche Sereno Variabile si è adattato a questo corso e io l’ho accettato volentieri, c’è un programma come Nemo che come ascolti deve ancora deve decollare, ma è una bella trasmissione. Rai 2 è da un po’ che deve essere la rete dell’innovazione , con un po’ di ritardo ci sta riuscendo».

Alessandro Moschini, Cinque Quotidiano

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