Ultimo a Modena, un concerto dove si ama la vita e si rincorrono i sogni

Il cantautore romano ha ipnotizzato il suo popolo per quasi due ore con canzoni che sono un manifesto generazionale. LA RECENSIONE

Come un monolite, due U immense, una che si stende verso il cielo e l’altra verso il suo popolo. Ultimo si presenta così ai suoi fan di Modena, con una doppia maiuscola. E l’esordio non può che essere affidato a Buongiorno Vita davanti a un videowall pullulante di stelle con quella più grande che esplode, si polimerizza. Non si fa attendere al contatto col pubblico, già con Dove il Mare Finisce è su un braccio della sua U che si insinua nel cuore della folla. Lo stadio è pieno, tantissimi giovani, per lo più ragazze adolescenti. Ma anche le mamme, e ce ne sono, sentono il fascino dell’artista. Per fidanzati e papà si chiama invidia. Cascare nei tuoi occhi è un inno generazionale nascosto tra un ti penserò e l’altro. Quello che è impressionante è come ci sia una identificazione (quasi) totale col pubblico, e questa non è condizionata dalla carta di identità, lo conferma Il Ballo delle Incertezze. Ci sono momenti in cui la voce della folla parte prima di quella di Ultimo come nel caso di Poesia senza Veli quando sugli schermi compare una animazione che oscilla tra l’infanzia difficile sotto la pioggia, l’illusione collodiana della ruota panoramica e quella finestra illuminata che è molto Giulietta e Romeo. Torna, ed è la seconda volta in poco tempo, il tema delle stelle anche se a cartoon. Poi arriva Vieni nel mio Cuore e lo sguardo della gente si fa estatico, il clima diventa giubilo quando Ultimo urla “è adesso la cantate voi”. Il ringraziamento arriva con i fuochi artificiali. Ultimo è bravo a toccare le corde del cuore con Niente: alle spalle ha le fiamme infernali e dunque, dantescamente parlando, non possono che riemergere lingue di fuoco. Un carillon ci accompagna in Piccola Stella, una cometa per i momenti senza luce: ma almeno nella calura modenese non occorre questo artificio perché si accendono i cellulari e per qualche minuto fluttuiamo in una via Lattea 2.0. Hola padana quando arriva Ipocondria. Per altro è un termine che stasera è inesistente: potessero averlo a portata di mano nessuna ragazza sarebbe ipocondriaca, anzi che bello arrivare ad accarezzare Ultimo! A sottolineare la tattilità arriva la carezza sul viso di Sul Finale, brano che è lo spartiacque del live in quanto precede il medley introdotto dai virtuosismi della band.

La ripartenza è come “se stiamo quattro amici al bar”: Ultimo, col calice in mano (e chi era vicino giura che era Lambrusco in omaggio a questa terra ma non c’è conferma, non è la luisona del Bar Sport di Stefano Benni), si siede per il momento acustico messo in uno scrigno prezioso chiamato medley e che custodisce: Non sapere mai dove si va/Supereroi /Il bambino che contava le stelle/Quella casa che avevamo in mente/L’unica forza che ho/Stasera/Peter Pan. Fa sorridere che dalle note finali di Peter Pan germogli E’ Colpa delle Favole che però denuncia le colpe delle regole e il fatto che la vita non torna e se ti perdi sei fregato. Rondini al Guinzaglio è un capolavoro assoluto (la mia preferita in assoluto del repertorio ultimiano), per stile, stilemi, scrittura, emotività. Ecco quando ascolti questa canzone non è difficile pensare di essere in un mondo dove tutto si trasforma. Di fronte a tutti quei particolari, anzi a I tuoi Particolari (altro testo immenso) c’è quel palco sterminato come la Patagonia ma con ampie zone disabitate. La bella avventura di Ultimo inizia nel 2017 con Pianeti e chiede al pubblico di condividerla con lui. A pensarci bene sono passati solo cinque anni dall’avvistamento dei Pianeti al tour negli stadi e sarebbero stati di meno se il covid non ci avesse rubato una fetta di esistenza. E’ un ossimoro Ti dedico il silenzio perché nessuno ha voglia di tenere la lingua a freno. E anche Ultimo si concede il momento di riflessione e parla dalla passione invitando tutti a essere ossessionati dalle passioni. Il viaggio verso il finale è col momento piano e voce che parte con La Stella più Fragile dell’Universo. Commuove lo sguardo smarrito per raccontare l’epica di Giusy. Il momento piano solo prosegue con la Farfalla Bianca che si poggia sulla spalla e poi va “in quel posto dentro me”. Sul finale di 22 Settembre la batteria dirompente fa capire che il momento intimo è finito e la chiusura deve essere rock. Il bis è “con la canzone della mia vita” e le immagini prese dall’album dei ricordi che scorrono sullo schermo. Il brano è Sogni Appesi  e quando il pubblico gli “ruba” il finale alzando la voce c’è commozione sul suo volto. Pochi minuti e una pioggia di stelle filanti copre lo stadio…la musica è finita ma resterà per sempre il ricordo di un viaggio lungo quasi due ore nella vita delle persone comuni.


Torna in alto