Micaela Ramazzotti, io donna bambina in ‘Naufragi’

Micaela Ramazzotti è perfetta per interpretare Maria, donna fragile e buona, più infantile dei suoi stessi figli: Anna e Giuseppe (Mia e Lorenzo McGovern Zanini). Lei vive in una città di mare insieme al marito Antonio (Mario Sgueglia), che la ama molto, sempre in preda alle sue naturali follie e ingenuità.

Tutte cose che da tempo hanno messo in moto gli assistenti sociali che vorrebbero toglierle i figli. Questo l’incipit di NAUFRAGI di Stefano Chiantini (Isole; Storie sospese), che esce in streaming il 9 luglio su Apple TV/ iTunes, Google Play, Amazon TVOD, Rakuten e Chili e il 16 luglio su Sky con Adler Entertainment.

Un film drammatico che racconta del disagio psichico all’interno di una famiglia come tante. Quando un evento tragico poi colpisce questa famiglia, la morte di Antonio, Maria dovrà lottare ancora di più contro un destino sempre più crudele, dovrà cadere e poi cercare di rialzarsi. “Lei è una nata storta. Una buona a nulla. Si sente inetta, incapace, ha paura di affrontare la vita – dice la Ramazzotti in collegamento remoto con la stampa – . È una donna bizzarra, ma devo riconoscere che amo dare voce ed amare chi ha paura di vivere”. Per quanto riguarda il dolore, dice ancora l’attrice: “Mi sono fatta guidare dal regista per quanto riguarda lutto e poi – aggiunge – ho pensato molto a un film di Lars Von Trier come Le onde del destino che ho amato molto”. Il film, produzione World Video Production con Rai Cinema, in coproduzione con la francese Offshore, si avvale della direzione della fotografia di Claudio Cofrancesco, delle scenografie di Ludovica Ferrario, dei costumi di Marta Passarini, delle musiche di Piernicola Di Muro e del montaggio firmato da Luca Benedetti.

“Naufragi è un racconto che vorrebbe porsi come una ricerca nella semplice direzione della statura umana dei suoi personaggi, tratteggiarne con segni decisi il profilo psicologico e indagarne l’animo – dice il regista -. Non mi interessa dare letture e proporre il mio sguardo sul mondo attraverso il linguaggio cinematografico, mi interessa solo che il film sia pulsante e traboccante di stati dell’animo, che la tecnica sia subordinata alla poetica. Il film – prosegue Chiantini – contiene in sé numerosi temi che s’intrecciano tra loro: quello del disagio psichico nei rapporti familiari, il senso di colpa, l’impossibile elaborazione di un lutto, lo sgretolarsi dei rapporti familiari e il loro ricostituirsi sotto forme diverse. È – conclude – un film sul dolore e sullo smarrimento che ne consegue, sulla resistenza delle persone al dolore e sulla loro capacità di ricominciare a vivere nonostante tutto”. Dice infine la Ramazzotti sul suo personaggio di Maria: “Non direi che è una donna fragile, ma piuttosto che è una bambina che cade, ma in ginocchio e poi è anche di rialzarsi”.

ansa.it

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