Golino, sono una donna in fuga in un polar molto romano

OCCHI BLU, ovvero Valeria Golino protagonista di un polar molto romano e un po’ fumetto firmato dall’attrice Michela Cescon qui alla sua prima regia, in anteprima al Festival di Taormina e poi in sala dal 9 luglio con I Wonder. Pochi protagonisti, tanta Roma notturna e molto noir, per raccontare di un rapinatore solitario, sempre in sella a un maxi scooter o a una moto per assaltare una banca o una gioielleria e poi fuggire a grande velocità per le strade piene di buche di Roma.

Ora il caso è affidato a un commissario molto romano e macho (Ivano De Matteo), che però, non riuscendo a venirne a capo, chiede aiuto a un suo amico parigino, detto il Francese (Jean-Hugues Anglade, protagonista di film cult come Betty Blue e Nikita), un ex commissario famoso con strani poteri psicologici capaci di risolvere ogni caso, tranne quello della morte della figlia investita a Roma proprio da una moto.

“Il mio personaggio – dice la Golino – ha un movente per i suoi atti che non conosciamo, non ha passato, non ha nessuna empatia. È solo nel presente. È una donna chirurgica, matematica che ruba non per arricchirsi, non è quello il suo obiettivo, la sua mission è fuggire, è una donna in fuga”. Per il film – prodotto da Tempesta e Palomar con Rai Cinema in coproduzione con Tu Vas Voir in collaborazione con Zachar Produzioni – “l’ispirazione maggiore arriva dal genere, sono un’appassionata di polar francesi e soprattutto di Jean-Pierre Melville, e altrettanto lo sono di graphic novel. Volevo mischiare questo tipo di atmosfere raccontando una storia essenziale, in cui non importasse la verosimiglianza Ma non c’è solo un classico del cinema francese nelle suggestioni del film” dice la Cescon al suo primo lungometraggio.

“Il mio – aggiunge la regista – è un chiaro tributo al genere Polar con il quale il cinema francese, a partire dagli anni ’40, riuscì a combinare, in un modo unico, i temi e gli stilemi del cinema noir e di quello poliziesco. Gli ingredienti tipici del genere sono gli stessi: pochi dialoghi, molta atmosfera e personaggi malinconici e romantici. In questo caso due commissari, un rapinatore e un giovane meccanico (Matteo Olivetti). C’è poi una moto – anzi, tante – e c’è la città, Roma, ritratta tra il traffico ondoso delle sue arterie e notti solitarie e vuote, tra una Piramide bianca come la luna e un Colosseo all’alba che vigila su sfide e rivincite”. “Valeria – continua – nasce dal protagonista di Drive, è il personaggio che fa il film e che crea un mondo senza la necessità di spiegarlo. La storia fa da sfondo, mentre il genere crea una visione. Ti puoi immaginare tante cose sul perché lei sia così, ma alla fine quello che ci interessa è guardarla da vicino e abbandonarsi alle regole del genere”.

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