Ghemon e l’album «Scritto nelle stelle»: «Il rap non è una musica soltanto per i ragazzini»

«Il rap può essere adulto». Ne è certo Ghemon. «In America Jay -Z, Dr. Dre e altri sono oltre i 50 anni e sono ancora rilevanti e freschi senza giocare a fare i ragazzini». Inutile cercare nelle sue rime gli eccessi da egotrip dei trapper, incapaci di andare oltre soldi-machismo-fashion. Da tempo Ghemon gioca un altro campionato, che lo ha portato verso un racconto cantautorale e verso i suoni della musica black.

«Scritto nelle stelle» è il sesto album del 38enne. Una raccolta di canzoni in cui c’è molto della vita privata e interiore di Gianluca: «Nei dischi precedenti c’erano la malinconia e i dolori per alcune cose capitate. Questi brani raccontano il superamento di quella fase, è un disco di un uomo adulto». In «Champagne», in radio in questi giorni, brinda alla fine di una storia che ha lasciato segni pesanti: «Non c’è rabbia, ma superamento e accettazione».

La proposta

Un album suonato, con musicisti veri. «Sono onnivoro di musica nera: da Coltrane e Miles Davis alla trap più becera. Mi sento libero di usare tutti i colori della tavolozza». «Scritto nelle stelle» era pronto da tempo, sarebbe dovuto uscire a marzo, ad aprile era previsto il tour. «Le priorità di tutti erano altre, sarebbe stato sciocco chiedere attenzione in quel momento. Poi sono stati i fan a chiedermelo a gran voce, come se gli servisse per avere forza». Uscita posticipata di un mese, è anche arrivato il numero 2 nella classifica di vendita degli album Fimi, e ha incontrato i fan con degli instore virtuali. Per un contatto dal vivo con un vero concerto bisognerà ancora aspettare. La musica ha fatto fatica a far ascoltare le proprie ragioni dalle istituzioni. «Siamo un ambiente di cani sciolti, ognuno guarda il suo giardino. Per sedersi a certi tavoli e far sentire le nostre esigenze ci dobbiamo unire in un sindacato: dai big che cantano negli stadi ai piccoli che fanno cover nei pub. Mi è venuto in mente parlandone con l’amico Gigi Datome che un anno e mezzo fa ha creato il sindacato europeo dei giocatori di basket».

Andrea Laffranchi, Corriere.it

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