Alex Britti torna in tour: «I talent? Sfornano tuttologi e non artisti»

Il suo inno all’amore è alla seconda tappa, anzi, volume. «Un amore totale, in senso alto: quello che ti fa venire voglia di fare le cose e vedere una persona», dice Alex Britti, romano, orfano, da pochi giorni, di un altro suo grande amore, quel Totti che ha fatto piangere tutta la Roma (romanista). Due anni dopo il primo volume, ecco il secondo step, accompagnato da un tour estivo che prevede due tappe a Roma, il 31 luglio e il primo agosto all’Auditorium, insieme a Max Gazzè. «Sarà una grande festa romana – dice il cantautore, ospite di MessaggeroTv – Io e Max siamo amici da tanti anni e abbiamo suonato molto negli anni Novanta: poi le nostre carriere si sono separate. Questo progetto nasce dalla voglia di suonare ancora insieme, perché tra me e lui c’è una grande affinità. Eravamo tutti e due in cartellone all’Auditorium e così abbiamo scelto di unire le nostre date». Dopo Roma, altri appuntamenti in giro per l’Italia (il 13 agosto a Diamante, il 16 a Zafferana Etnea, e altre seguiranno). Sul palco porteranno il loro repertorio, accompagnato dai grandi classici del blues: «Ma non vogliamo programmarlo troppo. Mi piace anche improvvisare, soprattutto se condivido il palco con un professionista come Max».

Dei talent continua a non dire bene: «Sfornano dei tuttologi, non degli artisti. Da quei programmi escono fuori dei prodotti, mentre gli artisti sono una cosa diversa. Oggi essere un artista significa anche raccogliere molti like, il che vuol dire tutto e niente. Magari fai una canzone di successo e poi passi a presentare o vai a fare l’Isola dei Famosi. Ecco, queste sono cose che non appartengono alle persone della mia generazione». Per Britti, chi esce da programmi come “Amici” e “Xfactor”, vive nell’illusione di essere un artista, anche se spesso non è così: «Quando vedi un cantante in un talent, questo è in un contesto televisivo che ti colpisce. Poi, fuori di lì, se lo prendi davanti ad un pianoforte ed un microfono, senza il pubblico e le luci, si smonta. E’ come veder ele modelle struccate». Qualcuno, però, lo salva: «In 20 anni di talent qualche nome buono è stato prodotto, penso ad Emma, Alessandra Amoroso, Marco Mengoni e in parte Giusy Ferreri. Ecco, loro hanno talento, e penso che si sarebbero fatti notare lo stesso».

Marco Pasqua, Il Messaggero

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