Disney e le altre case cinematografiche bloccano le uscite in Russia


In seguito all’invasione dell’Ucraina anche altre realtà come Warner, Sony e Netflix hanno imposto limitazioni 

Le reazioni contro la Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina continuano a moltiplicarsi e arrivano in questi giorni da tutti i fronti, anche quello dell’intrattenimento. Dopo l’esclusione di Mosca dall’Eurovision Song Contest, sono state annunciate nelle scorse ore diverse decisioni da parte degli studios cinematografici. La prima in ordine di tempo è stata Disney che ha confermato l’intenzione di non far uscire in Russia Red, il prossimo film animato Pixar atteso inizialmente atteso nelle sale russe il 10 marzo (da noi arriverà direttamente su Disney+ l’11). Per ora tutte le prossime uscite della casa di Topolino in quel territorio sono state messe in stand-by: “Prenderemo le future decisioni di marketing in base all’evoluzione della situazione. Nel frattempo, data la gravità della crisi di rifugiati che sta emergendo, lavoriamo con le Ong nostre partner per dare loro aiuto immediato e altri tipi di assistenza umanitaria”, ha fatto sapere Disney in un comunicato. 

La stessa decisione è stata subito emulata da altre realtà, come Warner Bros., la quale ha deciso di sospendere il debutto di The Batman. La pellicola con Robert Pattinson era attesa, come del resto anche da noi, per il 3 marzo ma invece non arriverà sugli schermi russi: “Continueremo a monitorare la situazione mentre evolve. Confidiamo in una rapida e pacifica risoluzione di questa tragedia”, fanno sapere dalla società madre WarnerMedia. Lo stesso ha deciso di fare Sony: “Metteremo in pausa le nostre uscite nelle sale, incluso l’imminente Morbius. I nostri pensieri e le nostre preghiere vanno a tutti coloro che subiscono le conseguenze di questa crisi che speriamo si risolva velocemente”. 

Anche Netflix ha preso posizione nelle scorse ore, decidendo di non diffondere sulla propria piattaforma i 20 canali russi d’informazione e di intrattenimento che dovrebbe trasmettere per legge. Secondo una legge di Mosca recente (ma non ancora a pieno regime), infatti, tutti i servizi d’intrattenimento che superano i 100mila abbonati devono obbligatoriamente trasmettere una quota precisa di contenuti prodotti dallo stato (si va da tv pubbliche come Channel One o Ntv a canali operati dalla Chiesa russa ortodossa). Netflix ha fatto sapere di non volere attenersi a questa norma. Nel resto dell’Europa, e in particolare nel Regno Unito tramite l’associazione di regolamentazione dei media Ofcom, molta attenzione è stata posta poi sul canale all-news Rt, considerato da molti come megafono per la propaganda di Putin e propagatore di fake news.

La decisione dei vari gruppi cinematografici e televisivi non è questione da poco. Innanzitutto perché il mercato russo, a livello filmico, rappresenta uno dei botteghini più redditizi al mondo, molto appetibile per le più importanti uscite di Hollywood: l’ultimo blockbuster globale, Spider-Man: No Way Home, ha guadagnato solo lì 44,5 milioni di dollari dalla sua uscita lo scorso dicembre. Ci sarebbe un risvolto più pragmatico, però, che si affianca al sentito impegno umanitario delle major: secondo quanto sostiene Hollywood Reporter, la decisione di Stati Uniti e Unione europea di tagliare fuori la Russia dal sistema di pagamento interbancario Swift renderebbe molto complesso per gli studios americani recuperare gli introiti che spettano loro dai distributori locali. 

wired.it

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