Turturro, porto in tv l’attualità di Eco

Dal 4 marzo su Rai1 Il nome della rosa, la serie alla conquista del mondo

John Turturro non aveva mai letto il best seller mondiale di Umberto Eco ‘Il nome della Rosa‘ o visto il film del 1986 quando fu contattato per prendere parte a un nuovo adattamento televisivo, in onda su Rai1 dal 4 marzo, 8 puntate suddivise in quattro prime serate tv. Dopo aver letto il romanzo, l’attore statunitense a accettato di firmare ma chiedendo ai produttori romanzo: “Ho letto il libro e l’ho adorato. Ho iniziato a scrivere al regista Giacomo Battiato“.A più di trent’anni dal film con Sean Connery, il bestseller di Umberto Eco (Bompiani) che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo ritorna in una serie evento su Rai1, sotto il benestare della famiglia Eco: lo scrittore aveva letto la prima stesura della sceneggiatura di Andrea Porporati, questa volta è stato scelto Turturro per prestare il volto al protagonista, il monaco francescano inglese Guglielmo Baskerville che viene scelto per mediare la Disputa nell’incontro tra la delegazione di Papa Giovanni XXII e quella dei dotti francescani che sono accusati di voler destituire il potere temporale della Chiesa.”Sono molto felice – spiega nel corso della presentazione della serie a Viale Mazzini – di essere qui, ringrazio Giacomo, il regista – per aver pensato a me per il ruolo di Guglielmo. Lo ringrazio anche per aver notato che io sono inglese (è americano, nato a Ny figlio di genitori italiani immigrati ha doppio passaporto) ci voleva un regista italiano per scoprire la parte inglese di me. Poi ho letto il libro e l’ho trovato bellissimo. Ho scoperto un mondo straordinario. Il libro racconta un mondo che ha elementi estremamente attuali; è stata una grandissima esperienza. Sono rimasto commosso dalla riuscita e della grandiosità del progetto. Non ho mai visto il film con Connery anche per non farmi influenzare”. Turturro interpreta proprio Guglielmo da Baskerville, il monaco francescano che indaga su una serie di misteriosi omicidi in un monastero italiano del XIV secolo. Dotato di un’intelligenza e capacità di osservazione fuori dal comune, è in grado di leggere la realtà come un libro aperto affidandosi a un approccio scientifico e al proprio infallibile metodo deduttivo. Sebbene sia un uomo di fede del Medioevo, in contrasto col suo tempo, cerca sempre la spiegazione più logica e razionale, anche di fronte a quegli eventi che appaiono incontrovertibilmente frutto di forze soprannaturali. La sua fama lo precede e per questo l’Abate gli affida l’indagine sui delitti nell’abbazia. Per lui il messaggio cristiano è da vedersi alla luce della spiritualità, dell’amore, della carità, del rispetto e della comprensione. È tollerante nei confronti dei peccati del corpo, come la lussuria o il bere, e severo verso quelli che considera più gravi, come i delitti o la sopraffazione di un uomo sull’altro. Rupert Everett (assente oggi alla presentazione a Roma) è lo spietato inquisitore Bernard Gui e Michael Emerson è l’abate.Tv: Turturro, Il nome della Rosa e Eco attuali. La stella nascente Damian Hardung il novizio Adso da Melk. Turturro ha trovato una risonanza moderna in questa storia medievale. “Ho pensato che fosse un libro molto importante, forse più in questo particolare momento rispetto a quando è uscito”, prosegue Turturro. “Guardi tutte le cose che stanno esplodendo dappertutto, gli uomini “forti” che sono al comando… tutti gli scandali l’oppressione delle donne da parte degli uomini – è tutto nel libro, tranne ovviamente la tecnologia di oggi.” Eco è morto nel 2016, ma suo figlio ha visitato il set, allestito in parte agli studi di Cinecittà a Roma e, nelle location dal vero, in Abruzzo e Umbria. Infine quale carattere ha sentito più affine di Gugliemo? “Nessuno. A me interessava il suo processo mentale, l’idea che la conoscenza, la cultura è una protezione verso il Potere”.

Nicoletta Tamberlich, Ansa

Torna in alto