ANDREA VIANELLO, DIRETTORE DI RAITRE ABBONATO AI FLOP

andrea vianello

(di Renato Stanco, physician Lettera43)  Fallito Masterpiece, 200 mila euro a puntata. Parallelo Italia con share al 3%. Questioni di famiglia chiuso dopo due serate. I fiaschi di Vianello a RaiTre. In fondo RaiTre, il terzo canale della tivù pubblica guidato da Andrea Vianello, è lo specchio del Paese e del governo che lo amministra.
Che spaccia i tagli per razionalizzazioni, l’aumento delle tasse per adeguamenti.
E cosi fanno a Viale Mazzini.
I flop vengono venduti come sperimentazioni, gli ascolti in caduta libera spiegati come un segno dei tempi, per non dire delle scelte rivedibili nelle conduzioni: offerta pluralista, basata sulle professionalità.
STORIA TUTTA ITALIANA. Peccato che i fatti vanno sostenendo l’esatto contrario.
E allora meglio partire da Gianni Riotta, dal fondo di questa storia tutta italiana, per risalire la corrente sino alla madre di tutti i fallimenti di RaiTre, ovvero Masterpiece.
Il più improbabile programma sui libri – che è costato all’azienda 200 mila euro a puntata, la cui sigla è tragicamente scolpita per sempre nella valle degli insuccessi della rete – è la prova di come non si fa televisione.
GIANNI «SPERIMENTA». Si diceva di Riotta, capace di trasformare un botto negativo in una fase di «sperimentazione».
Gianni è così: se cade, non lo fa mai in ginocchio, ma sempre in piedi.
Eppure in carriera era già riuscito a mettere in difficoltà il Tg1 e Il Sole 24 ore, giusto per ricordare due dei palcoscenici su cui si è esercitato.
ASCOLTI IN CADUTA. Il segreto, come detto, è nel saper precipitare in piedi, avendo alle spalle Vianello, direttore di rete pronto a tutto.
Anche a sostenere l’inverosimile: «Gli ascolti vanno male? E chi se ne frega, io sperimento».
Parallelo Italia, il talk politico in onda su RaiTre, è passato dal 5,3% di share della prima puntata con un milione di spettatori (ascolto già basso di suo) a 3,69% di share nella seconda con 678 mila persone davanti alla tivù.
La terza ne ha appassionati 672 mila, pari a uno share del 3,57%.

Masterpiece, programma sui libri finito in parlamento

E Masterpiece, invece? Un programma sui libri senza capo né coda.
Al di là dei costi, si è rivelata sbagliata la formula del prodotto, tanto che il caso del talent per scrittori finì anche in parlamento.
CONFLITTO D’INTERESSI. In una interrogazione indirizzata dall’azzurro Renato Brunetta al presidente della commissione di Vigilanza Rai, il grillino Roberto Fico, l’esponente di Forza Italia chiedeva ai vertici di Viale Mazzini di chiarire «i criteri che hanno guidato tanto la scelta di assegnare Masterpiece alla casa di produzione Freemantle facente capo a Lorenzo Mieli, quanto la scelta di affidare la pubblicazione del romanzo vincitore alla Bompiani, del gruppo Rcs Libri, il cui presidente Paolo Mieli è il padre dello stesso Lorenzo Mieli».
Insomma, un bel conflitto d’interessi a spese della Rai. Finito con un grande flop.
KILIMANGIARO CROLLATO. E come non ricordare l’uscita “forzata” di Licia Colò sostituita da Camilla Raznovich che ha perso gran parte del gruzzolo d’ascolto di Alle falde del Kilimangiaro? Altra bella intuizione.

Questioni di famiglia, nemmeno la Cucchi ha funzionato

E poi c’è il caso di Questioni di famiglia.
Accolto da una valanga di critiche e penalizzato dagli scarsi ascolti, la trasmissione che vedeva tra gli inviati Ilaria Cucchi – sorella di Stefano, il ragazzo morto nel 2009 nel carcere di Regina Coeli – è stata sospesa dopo la seconda puntata dalla direzione di RaiTre.
SHARE DELL’1,47%. Il programma, che nelle intenzioni dei suoi autori voleva ricreare idealmente l’attività di un consultorio pubblico per dar voce alle famiglie italiane, ha ottenuto nella seconda puntata solo 386 mila spettatori pari a uno share dell’1,47%.
Ancora meno che al debutto, quando gli ascoltatori erano stati quasi il doppio, 547 mila, e lo share del 2,10%.
«CI RIFLETTIAMO SU». Troppo poco, secondo il direttore di rete, per poter restare in onda: «Ringrazio tutto il gruppo di lavoro», disse Vianello, «gli autori e la conduttrice Marida Lombardo Pijola, che si è dimostrata brava, coraggiosa e di grande sensibilità come ci aspettavamo. Purtroppo il programma, in quella collocazione con i temi delicati che affrontava, non è riuscito a intercettare l’attenzione del pubblico. Quindi fermiamo le macchine e cercheremo di riflettere su come e se proseguire nel progetto di raccontare la famiglia italiana di oggi».
Come è andata a finire è sotto gli occhi di tutti: il programma è stato archiviato definitivamente.

Ballarò fa acqua, Gazebo troppo di nicchia

In fondo anche i format che andrebbero bene non vanno così bene.
Ballarò, per esempio, con la gestione Massimo Giannini ha drasticamente ridotto gli ascolti rispetto alla conduzione di Giovanni Floris.
E prodotti come Gazebo in prima serata hanno fatto un buco nell’acqua rivelandosi di nicchia.
EMORRAGIA CONTINUA. Si vede che alla Rai piace avere un canale in perdita di ascolti con una costante emorragia di telespettatori e con un direttore in difficoltà.
Nel frattempo il governo sarebbe pronto a cambiare il vertice dell’azienda con la legge Gasparri, visto che il disegno di legge voluto da Renzi si è impantanato. Come era facilmente prevedibile.

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