A Remo Girone piace Gomorra: “È come la mia Piovra”

Remo Girone nei panni di Tano Cariddi, il cattivo de “La Piovra”

‘Gomorra’ come ‘La Piovra’: “Stessa altissima qualità artistica, stesso spessore sociale, stesso successo e anche stesse polemiche”. A fare un parallelo all’AdnKronos tra lo storico sceneggiato della Rai trasmesso per ben dieci stagioni e la nuova serie tv di Sky ispirata al romanzo di Roberto Saviano e giunta alla sua terza stagione è Remo Girone, che nella ‘Piovra’ con protagonista Michele Placido nel ruolo del commissario Corrado Cattani impersonava il ‘cattivo’, lucido e imperturbabile Tano Cariddi, colletto bianco della finanza criminale, evocativo della figura del banchiere mafioso Michele Sindona. “Allora la nostra ‘Piovra’ fu tacciata di infangare l’immagine dell’Isola, di colpire l’attività turistica, proponendo un’equazione ‘Sicilia uguale Mafia’ ingiusta e riduttiva; ovviamente non c’era nulla di tutto ciò, solo il racconto sceneggiato di un fenomeno criminale come Cosa Nostra, quello sì esistente – ricorda Remo Girone – Ci fu addirittura chi in Parlamento chiese di non trasmettere più la serie e il tema finì sulle prime pagine dei giornali. Una cosa simile la riscontro ora per ‘Gomorra’, accusata ingiustamente di infangare Napoli. Ma non c’è nessuna equazione ‘Napoli uguale Camorra’… certo, si parla di camorra, ma la camorra esiste, non è un’invenzione della tv”.

Girone promuove a pieni voti la serie ispirata al racconto di Saviano: “E’ scritta, girata e confezionata davvero bene, su questo non ci può essere alcun dubbio. Mi piace moltissimo, gli attori sono bravissimi: aggettivi superlativi tutti meritati”. A chi accusa ‘Gomorra’ di proporre il fascino del male, l’attore replica: “Il male fa parte della vita e può avere un suo fascino dal punto strettamente artistico: lo stesso che qualcuno ha riscontrato in ‘Romanzo criminale’ sulla malavita romana”. Ma, sottolinea Remo Girone, “non è negando il male e girandosi dall’altra parte che il male sparisce. Anzi, chi vuol bene a Napoli, come a Roma e alla Sicilia, fa bene a sceneggiare queste storie: amare non vuol dire nascondere e poi il pubblico è maturo e sa scegliere bene da che parte stare, al di là di una storia ‘affascinante’ perché ben scritta, ben interpretata e ben diretta e il cui messaggio è comunque chiaro. E non è certo dalla parte della criminalità”.

Adnkronos

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