Baraonda in Viale Mazzini/ Via Campo dall’Orto, la Rai è a un quadrivio

di Cesare Lanza

Il direttore generale incontra il ministro Padoan e rimette il mandato. Forse resta con la scusa di chiudere strategie e palinsesti Tra le altre ipotesi, la delega al presidente Maggioni o l’arrivo di un manager esterno. Intanto la tv cola scandalosamente a picco

E adesso cosa succederà , in Rai? La fine del dg Antonio Campo Dall’Orto, che ieri ha dato le dimissioni, era segnata – inevitabile – da tempo. Il problema si riassumeva nella domanda: quando succederà? Cioè: quando lascerà libere, materialmente, la scrivania e la poltrona?
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  1. Campo ha provato a resistere, e forse resisterà ancora, come mai nessuno prima, in viale Mazzini. «È un’anguilla», dicono quelli che non ne possono più. «Ha senso di responsabilità», sostengono i pochi che 10 difendono – soprattutto i 5 stelle, che pure lo avevano accolto a pesci in faccia, subito dopo la designazione-imposizione di Matteo Renzi. Perché il nodo sembra principalmente politico (ad esempio a Ezio Mauro, ieri sulla Repubblica): se sia stato Renzi, scontento, a voler silurare 11 dg, col sostegno di Silvio Berlusconi; cosa intendano fare i grillini e le altre forze politiche della sempre agognata Rai, alla vigilia delle elezioni. Fatto sta che, contrariamente a tutte le previsioni, il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ieri non è andato al G7 di Taormina, ma è rimasto a Roma e ha convocato Campo, che voleva filarsela ad Assisi, per un provvidenziale convegno. In altre parole: di fronte a uno scandaloso immobilismo, finalmente il governo ha deciso di intervenire, bruscamente. Per la resa dei conti. Che cosa si sono detti, i due? Le ricostruzioni , in mancanza di testimonianze reali e di dichiarazioni pertinenti, sono opache, secondo tradizione. Le ipotesi attendibili, tuttavia, sembrano quattro. O Campo, benché dimissionario, utilizzerà ogni risorsa e ogni pretesto, il più a lungo possibile, per non schiodarsi dal suo posto, con la scusa degli affari correnti. E questa è l’ipotesi peggiore. Gli affari «correnti» sono in realtà drammatici e urgenti: il tetto dei compensi a 240 milioni, le news, i palinsesti da presentare tra pochi giorni, le strategie editoriali. Tutto questo resterebbe a marcire? E fino a quando? Indecente.
  2. Viene nominato u n dirigente interno operativo (Paolo Del Brocco, Luciano Flussi, Eleonora Andreatta, Mario Orfeo?), con deleghe importanti al presidente Monica Maggioni, per l’organizzazione del tormentato dipartimento delle news. Soluzione possibile, transitoria, ma di ordinario buon senso. Circola perfino il nome di un ex dg, ora pensionato, Claudio Cappon!
  3. La Maggioni ottiene una delega provvisoria per assumere ad interim le funzioni del direttore generale. Idem come prima, prevarrebbe un certo realistico buon senso: da verificare però se l’anomala soluzione sia praticabile legalmente. I pareri sono contrastanti.
  4. Designazione di un manager esterno, preferibilmente il rientro di un fuggiasco: Giancarlo Leone – che smentisce – o Paolo Ruffini, o Valerio Fiorespino, che però uscì con u n bonus; chissà chi, qualcuno nel cuore di Paolo Gentiloni, Sergio Mattarella, soprattutto di Renzi e Silvio Berlusconi (prove di alleanza post elettorale?).

E sbuca sempre l’eterno papabile e mai pontefice, l’inquieto Giovanni Minoli. Ipotesi suggestive quanto improbabili al momento: in troppi dicono che si scatenerebbe un putiferio. Infine, si è diffusa una voce che aprirebbe la strada a retroscena verosimili: candidato sarebbe anche Paolo Messa, l’unico consigliere che si sia dimesso al momento di sfiduciare Campo Dall’Orto; e che ha sostenuto la necessità che il cda non lasci il posto. Una contraddizione che spiegherebbe razionalmente l’inopinata posizione. Conclusione? Il problema Rai purtroppo è quello eterno: il caso politico, alla fine sempre prevalente, si intreccia in modo perverso e vizioso con il caso editoriale. La situazione editoriale della Rai è drammatica: per uscirne ci vorrebbe una ingegnosa strategia, da affidare a un manager forte, indipendente, con cervello acuto, spalle larghe, competenza indiscutibile. Ammesso che ci sia, sappiamo che la politica cerca ben altro. Un giudizioso cortigiano agli ordini di (quasi) tutti, più o meno. Però, però… Nessun politico oggi vorrà sporcarsi visibilmente le mani e farsi tirar dentro nel caos dei veleni e delle trame.
Ma nessun politico rinuncia a concrete possibilità, o anche solo alla speranza, di metter le mani, un dito 0 tutte le avide grinfie, sulla Rai.
Quindi tutto avverrà più che mai, nei prossimi giorni, senza trasparenza. Assisteremo a bugie, contraddizioni e finzioni, colpi bassi. Perciò sarebbe preferibile una sostituzione provvisoria, ma almeno di buon senso. E rapida! Povera Rai, quando si tocca il fondo, c’è un altro fondo, sempre più profondo.

di Cesare Lanza, La Verità

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